Sapevo che La spada spezzata
aveva ottime possibilità di intrigarmi: mondo e mitologia
norreni (li sentite gli ululati?, i ghiacciai?, il cozzare delle spade?, lo sciabordìo dell'onda contro i legni?, il canto dello scaldo?), uno scrittore americano con gli attributi, Nord Europa e
Faerie.
Non ha deluso, neanche un po': una storia
dalle leve perfette e
funzionali; una caratterizzazione dei personaggi impregnata
fino al midollo delle atmosfere dell' Edda poetica, immersa in ambientazioni
che riescono a essere ancora più evocative e puntuali. Se amate
un viaggio per le epoche storiche e mitiche, La spada spezzata
fa sicuramente per voi!
È un libro che parte molto bene,
continua meglio e si chiude con coerenza. Ma, soprattutto, è uno di
quei libri capaci di seguire un filo e lasciar intravedere molto
altro, un intero mondo, tanto da rimpiangere seriamente che
duri solo 300 pagine. Viene scritto e pubblicato nel 1954, rivisitato nel 1971 da Anderson (che scrive una Prefazione per l'occasione).
Una storia in cui proprio non manca la
ferocia, per un mondo in cui la violenza era cosa così comune che,
pur nelle svariate occasioni in cui ricorre, non si percepisce
nessuna morbosità o forzatura da parte dell'autore. Un libro
sicuramente impetuoso, una lettura totalizzante, al punto che, sempre di Poul
Anderson, leggeremo presto anche Tre cuori e tre leoni (recensiremo sicuramente anche lui).
Lo stesso Anderson, nella prefazione, scrive che un se
stesso molto giovane "dipinse elfi e Asi come esseri amorali,
totalmente spietati quando qualcuno li contrariava, in conformità a
quanto possiamo leggere nelle Edda e nelle varie saghe".
Un romanzo fantasy che viene considerato da Anderson un episodio
della propria carriera di scrittore, significativo e particolare,
sebbene lui, al momento della prefazione, si riconoscesse più nello
spirito di Tre cuori e tre leoni.
Infatti, La spada spezzata, per
quanto possieda il fascino del sangue e della tragedia, lascia nel
lettore un profondo sentimento di malinconia. Non negativa, certo, ma il
mondo dipinto da Anderson è coerente fino in fondo con se stesso:
dopotutto, è un cosmo destinato a finire con un crepuscolo degli
dèi.
In questo, che ruolo, che peso, che
possibilità possono avere mai gli elfi e, tantomeno, gli uomini?
Vedremo che la risposta è estremamente complessa.