Il nazionalsocialismo era una filosofia integrale, totale, una Weltanschaung, come dicevamo noi; ognuno doveva potervisi ritrovare, doveva esserci posto per tutti. Ma era come se in quel tutto fosse stata praticata a forza un’apertura e vi fossero stati introdotti tutti i destini del nazionalsocialismo, per un’unica via, senza ritorno, che tutti dovevano percorrere, sino alla fine.
Opera per orchestra, architettura la cui chiave di volta di un arco rovesciato, verso l’inferno, trattiene la struttura dallo sgretolarsi e sprofondare nelle gole di fuoco e fumo, è un assolo: attraverso gli occhi di una SS, narrazione dell’essere stati una SS in quegli anni di luce e buio assoluti, umani e inumani, stretti tra le passioni più represse dell’uomo moderno e il mito di una volontà e di un’azione d’acciaio. Superamento di tutti i confini di qualsiasi possibile vita civile, frantumazione del valore, affermazione dell’estremo, volo pindarico di esistenze aggrappate alla vita, canto omicida sulle corde di strumenti spezzati.
Mi fissava coi suoi grandi occhi sorpresi, increduli, occhi da uccello ferito, e quello sguardo mi si conficcò dentro, mi aprì il ventre e ne fece uscire un fiotto di segatura, ero un volgare pupazzo e non provavo niente, e al tempo stesso volevo con tutto il cuore chinarmi e ripulirle la fronte dalla terra e dal sudore, accarezzarle la guancia e dirle che andava tutto bene, che tutto sarebbe andato per il meglio, invece le sparai convulsamente un colpo alla testa, il che dopotutto era lo stesso, per lei in ogni caso se non per me, perché io al pensiero di quell’insensato scempio umano era invaso da una rabbia immensa, smisurata, continuavo a spararle e la sua testa di era spaccata come un frutto, …
Le benevole è la bocca aperta sull’abisso senza ritorno, un viaggio impossibile eppure realizzato attraverso anni e momenti cruciali della storia tedesca e mondiale, nel tunnel più bui della guerra e dell'omicidio. Biblico nella cadenza della tragedia e dell’orrore, testamento scritto di proprio pugno da un sopravvissuto a se stesso e all’osceno di cui ha fatto parte, lucido e non pentito narratore di quello che è stato. Un uomo che adesso vive in Francia ed è direttore di una fabbrica di merletto, che ha una famiglia, che vive portando con sé un bagaglio di ricordi pesanti e duri, che decide di mettere su carta, per se stesso.
Le benevole, come Le Eumenidi di Eschilo, ovvero le Erinni che si sono trasformate in dee legate alla città, dee della Giustizia.