«Ma
ogni volta che mio padre cantava, tutti gli uccelli della zona si
zittivano e ascoltavano. La sua voce era così bella, alta e chiara,
così piena di vita, che ti faceva venir voglia di ridere e piangere
allo stesso tempo.»
Katniss Everdeen
Negli ultimi tempi,
con i vampiri sbrilluccicanti e gli angeli sbattuti in faccia al
lettore in tutte le salse, il genere Young Adult ne ha passate
di cotte e di crude. Ma fortunatamente, rimestando nel torbido e non
prestando orecchio alle voci denigratorie, si può sempre trovare
qualche perla. Ci siamo dunque approcciati alla saga di Suzanne Collins, diventata molto recentemente fenomeno cinematografico.
Hunger Games, copertina della nuova edizione. |
Annosa
domanda: Hunger Games, non solo il primo libro ma la serie nel
suo complesso, può essere annoverata fra le “perle”? O sarà
l'ennesimo orrore su cui verseremo amare lacrime di rimpianto urlando
ridatemi i miei soldi, vigliacchi! (Nella mia libreria c'è
uno spazio tutto per loro, lo scaffale della vergogna.
Nascosto dietro uno sportello chiuso a chiave. Affinché la visione
di tanti capolavori non uccida sul colpo qualche ignaro
ospite).
In un mondo
post-apocalittico, dalle ceneri del Nord America è sorta una nazione
chiamata Panem, governata da una città stato, Capitol
City. Oltre ad un governo centrale la città dispone di Tredici
Distretti, ognuno addetto alla produzione di generi di prima
necessità, all'estrazione mineraria o all'agricoltura a seconda
della confermazione del territorio. Chi vive in un Distretto è
destinato al lavoro in cui quella zona è specializzata, non ha
accesso ad una libera informazione e deve sottostare alle regole di
quello che è a tutti gli effetti un regime dispotico. In seguito ad
una rivolta Capitol City istituisce gli Hunger Games, i
“giochi della fame” un reality show annuale a cui partecipano,
volontari o estratti a sorte, 24 ragazzi dai 12 ai 18 anni. Due
Tributi un maschio e una femmina per ogni Distretto,
tranne il 13, raso al suolo alla fine della rivolta come esempio per
gli altri.
Durante gli Hunger
Games i ragazzi sono abbandonati in un'Arena, e costretti a darsi la
caccia ed uccidersi a vicenda fino a che non rimarrà un unico
vincitore. Tutto questo per ricordare ai Distretti che non si può
sfuggire al controllo di Capitol City, colpendoli nel loro punto più
debole e cioé i figli.
Nel 12esimo
distretto, il più povero, vive Katniss Everdeen una sedicenne
che provvede al mantenimento della madre e della sorella minore dopo
la tragica morte del padre cacciando di frodo. A Katniss mancano solo
due anni per sfuggire all'incubo degli Hunger Games, e anche se ha
dovuto inserire il proprio nome ripetute volte nell'urna in cambio di
tessere per il cibo, è abbastanza sicura che fra tanti ragazzi non
sarà lei la prescelta. Questo tuttavia è il primo anno che Prim,
la sua sorellina dodicenne, vede il suo nome nell'urna. Ed è proprio
il suo nome ad essere estratto, e a Katniss non rimane che una
scelta; offrirsi come Tributo al posto della sorella.
Il secondo volume della serie, La ragazza di fuoco |
Viene anche estratto
il nome di Peeta Mellark, il figlio del fornaio che una volta
le offrì del pane quando Katniss stava morendo di fame, in un
indimenticabile gesto di gentilezza. Nessuno si offre come volontario
al posto di Peeta, neanche i suoi stessi fratelli; perché essere del
12 e partecipare agli Hunger Games significa una cosa sola, la morte.
Nel Distretto più povero non ci sono i soldi, o il tempo, di
addestrare i propri figli all'arte del combattimento e i Tributi sono
subito etichettati come carne da macello. E Katniss sa che, se vorrà
avere una speranza di rivedere la sua famiglia dovrà non solo
uccidere altri esseri umani ma lo stesso Peeta, il ragazzo dal cuore
gentile che una volta le donò il pane.
Il primo libro è
indiscutibilmente il migliore della serie. Il finale lascia spazio
per possibili futuri sviluppi, tuttavia la storia è
essenzialmente autoconclusiva a differenza del secondo e terzo
volume. Gestito magistralmente, il primo volume senza dilungarsi in
descrizioni eccessive (pochissime sono le informazioni geografiche, o
cronologiche) sa trasmettere un genuino senso di angoscia anche al
lettore più esperto che riesce ad indovinare il finale. Il racconto
si svolge secondo l'esclusivo punto di vista di Katniss; non ci è
dato sapere cosa pensino i personaggi attorno a lei se non glielo
comunicano direttamente. Questo può essere limitante e restringe il
numero dei personaggi a quelli con cui Katniss entra in contatto.
La storia si basa
sulla contrapposizione Katniss/Peeta, e nell'evoluzione del loro
rapporto. Katniss è disposta a fare di tutto per sopravvivere,
mentire, rubare, uccidere. Tutto in lei è legato al concetto di
sopravvivenza fisica; finché hai la pancia piena e un rifugio
sicuro, sei a posto. Non che sia fredda, o incapace di provare
sentimenti; ne è la prova il profondo amore per la sorella, che la
spinge ad offrirsi come Tributo al suo posto. Non è immune neanche
da rimorsi o rimpianti, ma esteriormente lascia trapelare poco di sé,
rifuggendo all'idea di un amore che possa estendersi oltre i membri
della sua famiglia. Katniss non vuole innamorarsi, sposarsi o avere
figli. Perché sa bene che dovrebbe vedere i suoi figli sottoposti
all'incubo degli Hunger Games.
Peeta
al contrario non ha mai sofferto la fame. Cresciuto in una famiglia
di fornai, ha sempre avuto “la pancia piena” e dunque manca della
ferocia di Katniss che è, a tutti gli effetti, un Tributo ideale. In
pratica, è un “debole” senza alcuna speranza di vincere gli
Hunger Games. Eppure proprio da lui, e non da Katniss, viene il primo
genuino sentimento di ribellione: «Quando
arriverà il momento sono sicuro che ucciderò come chiunque altro.
Non posso darmi per vinto senza combattere. Solo continuo ad
augurarmi di trovare un modo per… per dimostrare a quelli di
Capitol City che non sono una loro proprietà. Che sono più di una
semplice pedina.»
Il piu' grande interesse di Katniss; il cibo. |
Katniss,
con tutta la sua forza e la sua astuzia, alla fine fallisce come
essere umano. Incapace di distaccarsi dal ruolo di animale che uccide
per sopravvivere impostogli da quelli di Capitol City, alla fine si
piega alle loro regole, accetta – non volendolo – il sistema.
Peeta, nella stessa situazione, riesce ad innalzarsi da quel livello
animale e a dimostrarsi un essere umano. Una persona che non vede
come suoi nemici gli altri Tributi ma il sistema malato in cui sono
imprigionati, disposto ad uccidere se viene attaccato ma non a
vendere la propria anima ai giochi, anche se questo significa morte
certa. Ci vorrà molto tempo prima che Katniss arrivi a capire la
forza dietro l'apparente debolezza di Peeta, e il suo valore umano.
Tuttavia
anche Katniss, involontariamente, riuscirà a dimostrare bellissimi
gesti di umanità. E saranno proprio questi rari momenti di
gentilezza a far tremare le fondamenta del regime, più delle armi e
della violenza.
Interessante
è l'idea di fondo del romanzo, quella del reality show in cui
giovani ragazzi sono costretti ad ammazzarsi a vicenda per
sopravvivere. Un'idea già ampiamente usata, basti ricordare il
famoso libro/manga giapponese Battle
Royale
(senza andare a scomodare 1984
di
Orwell per l'idea di reality). Brevi sguardi vengono anche gettati
agli abitanti di Capitol City, ovvero gli spettatori degli Hunger
Games. Esseri umani che si divertono a vedere dei bambini massacrarsi
a vicenda; dei mostri? Non necessariamente. Delle persone
superficiali, che modificano il loro corpo a seconda di mode effimere
e non riescono a provare empatia umana per i tributi, imbevuti di
propaganda ma fondamentalmente sciocchi, semplici e perfino gentili.
Dei bambini che non hanno mai sofferto la fame come Katniss, o la
paura della morte, e quindi non in grado di comprendere il valore di
una vita umana al di fuori della loro.
Unico
rimpianto: la poca, pochissima attenzione che viene data agli altri
ragazzi Tributi, semplicemente citati. Una delle conseguenze di un
punto di vista legato ad un unico personaggio; i loro nomi scorrono
sulle pagine, senza mai riuscire a dare l'idea di persona
dietro
a quel nome se non in rari casi.
Come
già detto, il secondo e il terzo libro compongono una storia unica.
Ciò è stato forse un errore; il ritmo della narrazione risulta
diluito, e difatti sono inferiori al primo libro della trilogia. Le
prime 100 pagine del secondo libro potevano essere tranquillamente
riassunte, così come molti pezzi del terzo.
Copertina dell'ultimo volume della trilogia Il canto della rivolta. |
Senza
fare eccessivi spoiler, ne La
ragazza di fuoco e
Il
canto della rivolta faremo
la conoscenza di molti ex tributi sopravvissuti agli Hunger Games, e
come questi abbiano influenzato le loro vite. La splendida prova di
umanità sostenuta da Katniss e Peeta avrà conseguenze anche sul
mondo esterno, accendendo le fiamme di una rivolta. Avrà anche
grande importanza il personaggio di Gale,
amico di Katniss, che vede come unica soluzione ai problemi l'odio e
la distruzione sistematica del “nemico”.
Le
azioni, le esperienze vissute dai personaggi hanno delle conseguenze
sugli stessi. Uccidere una persona non è semplice, non è facile. I
vincitori degli Hunger Games non sono mostri; anzi, più di chiunque
altro comprendono il valore della vita umana perché loro stessi
hanno dovuto privarne altre persone. Non vi è più posto per loro
nel mondo, nessuno che non abbia partecipato agli Hunger Games può
capire il loro dolore. Sono soli, isolati; pieni di soldi ma senza
nessuna prospettiva umana davanti a loro.
E
anche la guerra lascerà dei segni, indelebili. Una guerra vissuta
non tanto con le azioni sul campo ma interiormente, nell'intimo dei
personaggi e sulla loro pelle. Perché ci vuole più coraggio a
vivere come esseri umani che come bestie.
Il
vero valore di questa parte della storia si può ritrovare però
nelle pagine conclusive de Il
canto della rivolta;
non vi è una risposta ai mali del mondo, (il lettore anzi viene
invitato a cercarne una lui stesso) ma la realizzazione che dall'odio
non può nascere niente, e la felicità deve essere costruita passo
dopo passo con le nostre mani.
Quello
di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco, acceso di odio e
di rabbia. Ho abbastanza fuoco di mio. Quello di cui ho bisogno è il
dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che
significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che
continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di
una vita che può essere ancora bella.
Titoli: Hunger Games, La ragazza di fuoco, Il canto della rivolta
Autore:
Suzanne Collins
Editore:
Mondadori
Pagine:
369 + 375 + 419
Prezzo:
16 € cadauno
@ Daniela Guadagni, Dita di Inchiostro.
@ Daniela Guadagni, Dita di Inchiostro.
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Una mia amica ha letto tutta la triologia d'un fiato e me l'ha descritta come "fantastica" ma senza troppi accenni alla trama, adesso che la conosco non nascondo di essere un po' sbigottita da ciò che ho letto e anche un po' curiosa, credo che li recapiterò anch'io :)
RispondiEliminaNon è il capolavoro del millennio ma è una trilogia molto piacevole da leggere. Il primo libro è decisamente il migliore di tutti, ha un buon ritmo, il 2 e il 3 scadono un pò ma nel finale (a parer mio) il 3 recupera :3
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