venerdì 29 giugno 2012

Hunger Games, la trilogia Young Adults più famosa del momento


«Ma ogni volta che mio padre cantava, tutti gli uccelli della zona si zittivano e ascoltavano. La sua voce era così bella, alta e chiara, così piena di vita, che ti faceva venir voglia di ridere e piangere allo stesso tempo
Katniss Everdeen

Negli ultimi tempi, con i vampiri sbrilluccicanti e gli angeli sbattuti in faccia al lettore in tutte le salse, il genere Young Adult ne ha passate di cotte e di crude. Ma fortunatamente, rimestando nel torbido e non prestando orecchio alle voci denigratorie, si può sempre trovare qualche perla. Ci siamo dunque approcciati alla saga di Suzanne Collins, diventata molto recentemente fenomeno cinematografico.

Hunger Games,
copertina della
nuova edizione.
Annosa domanda: Hunger Games, non solo il primo libro ma la serie nel suo complesso, può essere annoverata fra le “perle”? O sarà l'ennesimo orrore su cui verseremo amare lacrime di rimpianto urlando ridatemi i miei soldi, vigliacchi! (Nella mia libreria c'è uno spazio tutto per loro, lo scaffale della vergogna. Nascosto dietro uno sportello chiuso a chiave. Affinché la visione di tanti capolavori non uccida sul colpo qualche ignaro ospite). 

In un mondo post-apocalittico, dalle ceneri del Nord America è sorta una nazione chiamata Panem, governata da una città stato, Capitol City. Oltre ad un governo centrale la città dispone di Tredici Distretti, ognuno addetto alla produzione di generi di prima necessità, all'estrazione mineraria o all'agricoltura a seconda della confermazione del territorio. Chi vive in un Distretto è destinato al lavoro in cui quella zona è specializzata, non ha accesso ad una libera informazione e deve sottostare alle regole di quello che è a tutti gli effetti un regime dispotico. In seguito ad una rivolta Capitol City istituisce gli Hunger Games, i “giochi della fame” un reality show annuale a cui partecipano, volontari o estratti a sorte, 24 ragazzi dai 12 ai 18 anni. Due Tributi un maschio e una femmina per ogni Distretto, tranne il 13, raso al suolo alla fine della rivolta come esempio per gli altri.

Durante gli Hunger Games i ragazzi sono abbandonati in un'Arena, e costretti a darsi la caccia ed uccidersi a vicenda fino a che non rimarrà un unico vincitore. Tutto questo per ricordare ai Distretti che non si può sfuggire al controllo di Capitol City, colpendoli nel loro punto più debole e cioé i figli.

Nel 12esimo distretto, il più povero, vive Katniss Everdeen una sedicenne che provvede al mantenimento della madre e della sorella minore dopo la tragica morte del padre cacciando di frodo. A Katniss mancano solo due anni per sfuggire all'incubo degli Hunger Games, e anche se ha dovuto inserire il proprio nome ripetute volte nell'urna in cambio di tessere per il cibo, è abbastanza sicura che fra tanti ragazzi non sarà lei la prescelta. Questo tuttavia è il primo anno che Prim, la sua sorellina dodicenne, vede il suo nome nell'urna. Ed è proprio il suo nome ad essere estratto, e a Katniss non rimane che una scelta; offrirsi come Tributo al posto della sorella.

Il secondo volume
della serie, La ragazza
di fuoco
Viene anche estratto il nome di Peeta Mellark, il figlio del fornaio che una volta le offrì del pane quando Katniss stava morendo di fame, in un indimenticabile gesto di gentilezza. Nessuno si offre come volontario al posto di Peeta, neanche i suoi stessi fratelli; perché essere del 12 e partecipare agli Hunger Games significa una cosa sola, la morte. Nel Distretto più povero non ci sono i soldi, o il tempo, di addestrare i propri figli all'arte del combattimento e i Tributi sono subito etichettati come carne da macello. E Katniss sa che, se vorrà avere una speranza di rivedere la sua famiglia dovrà non solo uccidere altri esseri umani ma lo stesso Peeta, il ragazzo dal cuore gentile che una volta le donò il pane.

Il primo libro è indiscutibilmente il migliore della serie. Il finale lascia spazio per possibili futuri sviluppi, tuttavia la storia è essenzialmente autoconclusiva a differenza del secondo e terzo volume. Gestito magistralmente, il primo volume senza dilungarsi in descrizioni eccessive (pochissime sono le informazioni geografiche, o cronologiche) sa trasmettere un genuino senso di angoscia anche al lettore più esperto che riesce ad indovinare il finale. Il racconto si svolge secondo l'esclusivo punto di vista di Katniss; non ci è dato sapere cosa pensino i personaggi attorno a lei se non glielo comunicano direttamente. Questo può essere limitante e restringe il numero dei personaggi a quelli con cui Katniss entra in contatto.

La storia si basa sulla contrapposizione Katniss/Peeta, e nell'evoluzione del loro rapporto. Katniss è disposta a fare di tutto per sopravvivere, mentire, rubare, uccidere. Tutto in lei è legato al concetto di sopravvivenza fisica; finché hai la pancia piena e un rifugio sicuro, sei a posto. Non che sia fredda, o incapace di provare sentimenti; ne è la prova il profondo amore per la sorella, che la spinge ad offrirsi come Tributo al suo posto. Non è immune neanche da rimorsi o rimpianti, ma esteriormente lascia trapelare poco di sé, rifuggendo all'idea di un amore che possa estendersi oltre i membri della sua famiglia. Katniss non vuole innamorarsi, sposarsi o avere figli. Perché sa bene che dovrebbe vedere i suoi figli sottoposti all'incubo degli Hunger Games.

Peeta al contrario non ha mai sofferto la fame. Cresciuto in una famiglia di fornai, ha sempre avuto “la pancia piena” e dunque manca della ferocia di Katniss che è, a tutti gli effetti, un Tributo ideale. In pratica, è un “debole” senza alcuna speranza di vincere gli Hunger Games. Eppure proprio da lui, e non da Katniss, viene il primo genuino sentimento di ribellione: «Quando arriverà il momento sono sicuro che ucciderò come chiunque altro. Non posso darmi per vinto senza combattere. Solo continuo ad augurarmi di trovare un modo per… per dimostrare a quelli di Capitol City che non sono una loro proprietà. Che sono più di una semplice pedina.»

Il piu' grande interesse di Katniss; il cibo.
Katniss, con tutta la sua forza e la sua astuzia, alla fine fallisce come essere umano. Incapace di distaccarsi dal ruolo di animale che uccide per sopravvivere impostogli da quelli di Capitol City, alla fine si piega alle loro regole, accetta – non volendolo – il sistema. Peeta, nella stessa situazione, riesce ad innalzarsi da quel livello animale e a dimostrarsi un essere umano. Una persona che non vede come suoi nemici gli altri Tributi ma il sistema malato in cui sono imprigionati, disposto ad uccidere se viene attaccato ma non a vendere la propria anima ai giochi, anche se questo significa morte certa. Ci vorrà molto tempo prima che Katniss arrivi a capire la forza dietro l'apparente debolezza di Peeta, e il suo valore umano.

Tuttavia anche Katniss, involontariamente, riuscirà a dimostrare bellissimi gesti di umanità. E saranno proprio questi rari momenti di gentilezza a far tremare le fondamenta del regime, più delle armi e della violenza.

Interessante è l'idea di fondo del romanzo, quella del reality show in cui giovani ragazzi sono costretti ad ammazzarsi a vicenda per sopravvivere. Un'idea già ampiamente usata, basti ricordare il famoso libro/manga giapponese Battle Royale (senza andare a scomodare 1984 di Orwell per l'idea di reality). Brevi sguardi vengono anche gettati agli abitanti di Capitol City, ovvero gli spettatori degli Hunger Games. Esseri umani che si divertono a vedere dei bambini massacrarsi a vicenda; dei mostri? Non necessariamente. Delle persone superficiali, che modificano il loro corpo a seconda di mode effimere e non riescono a provare empatia umana per i tributi, imbevuti di propaganda ma fondamentalmente sciocchi, semplici e perfino gentili. Dei bambini che non hanno mai sofferto la fame come Katniss, o la paura della morte, e quindi non in grado di comprendere il valore di una vita umana al di fuori della loro.

Unico rimpianto: la poca, pochissima attenzione che viene data agli altri ragazzi Tributi, semplicemente citati. Una delle conseguenze di un punto di vista legato ad un unico personaggio; i loro nomi scorrono sulle pagine, senza mai riuscire a dare l'idea di persona dietro a quel nome se non in rari casi.

Come già detto, il secondo e il terzo libro compongono una storia unica. Ciò è stato forse un errore; il ritmo della narrazione risulta diluito, e difatti sono inferiori al primo libro della trilogia. Le prime 100 pagine del secondo libro potevano essere tranquillamente riassunte, così come molti pezzi del terzo.

Copertina dell'ultimo
volume della trilogia
Il canto della rivolta.
Senza fare eccessivi spoiler, ne La ragazza di fuoco e Il canto della rivolta faremo la conoscenza di molti ex tributi sopravvissuti agli Hunger Games, e come questi abbiano influenzato le loro vite. La splendida prova di umanità sostenuta da Katniss e Peeta avrà conseguenze anche sul mondo esterno, accendendo le fiamme di una rivolta. Avrà anche grande importanza il personaggio di Gale, amico di Katniss, che vede come unica soluzione ai problemi l'odio e la distruzione sistematica del “nemico”.

Le azioni, le esperienze vissute dai personaggi hanno delle conseguenze sugli stessi. Uccidere una persona non è semplice, non è facile. I vincitori degli Hunger Games non sono mostri; anzi, più di chiunque altro comprendono il valore della vita umana perché loro stessi hanno dovuto privarne altre persone. Non vi è più posto per loro nel mondo, nessuno che non abbia partecipato agli Hunger Games può capire il loro dolore. Sono soli, isolati; pieni di soldi ma senza nessuna prospettiva umana davanti a loro.

E anche la guerra lascerà dei segni, indelebili. Una guerra vissuta non tanto con le azioni sul campo ma interiormente, nell'intimo dei personaggi e sulla loro pelle. Perché ci vuole più coraggio a vivere come esseri umani che come bestie.

Il vero valore di questa parte della storia si può ritrovare però nelle pagine conclusive de Il canto della rivolta; non vi è una risposta ai mali del mondo, (il lettore anzi viene invitato a cercarne una lui stesso) ma la realizzazione che dall'odio non può nascere niente, e la felicità deve essere costruita passo dopo passo con le nostre mani.


Quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco, acceso di odio e di rabbia. Ho abbastanza fuoco di mio. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella.


Titoli:
Hunger Games, La ragazza di fuoco, Il canto della rivolta
Autore: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Pagine: 369 + 375 + 419
Prezzo: 16 € cadauno

                                                 
@ Daniela Guadagni, Dita di Inchiostro

2 commenti:

  1. Una mia amica ha letto tutta la triologia d'un fiato e me l'ha descritta come "fantastica" ma senza troppi accenni alla trama, adesso che la conosco non nascondo di essere un po' sbigottita da ciò che ho letto e anche un po' curiosa, credo che li recapiterò anch'io :)

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    1. Non è il capolavoro del millennio ma è una trilogia molto piacevole da leggere. Il primo libro è decisamente il migliore di tutti, ha un buon ritmo, il 2 e il 3 scadono un pò ma nel finale (a parer mio) il 3 recupera :3

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