domenica 9 settembre 2012

Jonathan Strange e il Signor Norrell: il ritorno della magia in grande stile nell'Inghilterra del 1800


Jonathan Strange & il Signor Norrell, opera d'esordio della scrittrice britannica Susanna Clarke, è un libro che ami o odi. All'autrice ci sono voluti ben nove anni per completare la stesura di quest'opera mastodontica, un fantasy ambientato nell'Inghilterra di inizio 1800 arricchito da un'infinità di particolari storici (più o meno piegati alle finalità della narrazione), dalla società inglese del periodo alla guerra contro Napoleone Bonaparte.

La trama. Jonathan Strange & il Signor Norrell narra di un mondo dove la magia non solo esiste, ma ha avuto un ruolo attivo per tutto il Medioevo grazie all'opera del leggendario mago il Re Corvo, che si racconta avesse regni nell'Inghilterra del Nord, nei Regni Fatati e persino all'Inferno, dove trattava da pari con lo stesso Lucifero. La sua vita e le sue opere influenzarono la società per secoli, e la magia conobbe il periodo più fiorente della sua esistenza diventando un potere pari e superiore alla religione. Ma un giorno, misteriosamente, il Re Corvo scomparve e lentamente la magia iniziò ad abbandonare l'Inghilterra. Nel presente (anno 1806) viene studiata in pochi libri residuo di un'epoca ben più gloriosa da vecchi signori noiosi e sedentari, che neanche si sognano di praticare un incantesimo, e preferiscono fregiarsi del titolo di “maghi teorici”.

Norrell possedeva diversi talenti, ma la capacità di
leggere nel cuore degli uomini e delle donne non era
fra questi.
Questa atmosfera perbenista e borghese viene sconvolta dal coming out del signor Norrell, un tranquillo e misantropo signore che trascorre la vita rinchiuso nella sua casa di campagna a collezionare e studiare vecchi testi di magia. In risposta ad una sfida compie per la prima volta da quasi trecento anni una magia. In cambio, pretende che ogni cosiddetto (e da lui disprezzato) “mago teorico” abbandoni subito la sua professione, poiché solo lui è degno di essere chiamato con il titolo di mago. In seguito si trasferisce a Londra, inseguendo l'ambizione un po' folle di riabilitare la professione di mago, inquinata da troppi teorici e cialtroni che vendono filtri d'amore ai lati delle strade. E quale miglior modo di farlo se non proporsi come arma vincente contro Napoleone, che spadroneggia in Europa?

Tuttavia all'inizio non viene ascoltato, e affidandosi alle mani di ambigui gentiluomini decide di riportare in vita una giovane donna morta di malattia. Per compiere ciò prende accordi con un elfo, un abitante dei Regni Fatati. In accordo alla sua natura malvagia l'essere pretenderà ben più del mignolo della bella signorina in cambio della sua vita…

La fama di Norrell esplode immediatamente. Il governo inglese inizia ad affidargli incarichi sempre più numerosi e rinasce l'interesse per la magia. Tuttavia egli, considerandosi l'unico in grado di capirla e padroneggiarla, si premura di acquistare ogni libro esistente sull'argomento per nasconderlo nella sua biblioteca – del resto lui ama molto di più i libri delle persone.

Nel frattempo un gentiluomo di campagna, tale Jonathan Strange, senza particolari problemi di denaro ma annoiato dalla vita e indeciso sul futuro, decide quasi per scherzo in seguito alla profezia di un vagabondo di intraprendere la carriera di mago. Come primo passo tenta un incantesimo che gli riesce perfettamente e decide quindi di trasferirsi a Londra e diventare allievo di Norrell. L'anziano signore è straordinariamente entusiasta di incontrare un altro mago, così geniale poi, anche se lui stesso aveva fatto di tutto affinché nessun altro imparasse la magia. Ma i loro caratteri così diversi, Norrell il Pauroso e Strange l'Arrogante, li condurranno prima o poi ad uno scontro, sulla scia di un'antica profezia risalente al Re Corvo …


La struttura. Nonostante la lunghezza, questo è solo l'incipit della storia. Una trama ricca di dettagli e riferimenti storici, con note a pié di pagina che a volte occupano intere pagine  e narrano altre storie. La struttura del libro è ripresa da le Mille e una Notte, ovvero un racconto-contenitore basato su Strange e Norrell e decine, se non centinaia di piccoli racconti sparsi nel libro in modo da dare vita ad un mondo vivo e variegato. Talmente variegato che spesso anche il lettore più allenato deve posare il libro e fare un bel respiro per elaborare tutte le informazioni con cui l'autrice lo bombarda, un effetto non dissimile da quello provocato dalla lettura de Il Signore degli Anelli.

I boschi si tingevano di un colore così morbido,
così delicato che quasi non poteva dirsi un colore,
piuttosto era l'
idea di un colore, come se gli alberi
stessero sognando sogni verdi o avessero pensieri
verdi.
Lo stile dell'autrice è originale, e si discosta da molti autori fantasy moderni di successo, i quali di solito prediligono una lettura veloce inserendo meno dettagli possibili, per invogliare i lettori più giovani (come se il fantasy fosse la riduzione all'osso di quanti più dettagli possibile, invece che la creazione di un mondo realistico anche se mosso su principi di mito e magia!). E' uno stile che ricorda molto quello di Jane Austen, una Jane più maschile nei toni, narratrice di fantasy invece che di amore.

I temi. La Clarke prende spunto dall'Inghilterra com'era realmente nel 1800 e vi inserisce in parallelo una mitologia di sua invenzione, quella del Re Corvo, leggendario mago sovrano la cui opera ha influenzato un intero paese e si mormora un giorno tornerà a regnare nelle sue terre (una sorta di ambiguo e oscuro Re Artù).

Gli stessi Strange e Norrell non fanno altro che inseguire, volontariamente o meno, l'ombra del Re per tutto il libro, e si può anzi dire a ragione che questi sia un terzo protagonista, mai presente ma sempre citato. Viene anche abilmente intessuta la trama di un mondo che ha perso se stesso. Dimenticando la magia, la vera magia che Strange e Norrell riescono a malapena ad afferrare, quella che scorre nei fiumi, vive nelle piante, dimora nelle pietre e nei cieli, l'Inghilterra ha in un certo senso dimenticato se stessa.

Ogni pagina del libro è pregna di una struggente nostalgia, quella dei Maghi verso il Re Corvo. Egli ha portato nel mondo la magia e poi se ne è andato, riprendendosi il suo dono e abbandonando i maghi a se stessi, come figli traditi dal padre. Alcuni lo ammirano, altri lo disprezzano poiché feriti dal suo abbandono (un dolore ancora vivo dopo secoli), ma tutti inevitabilmente finiscono per cercarlo percorrendo la strada verso la conoscenza della vera magia tracciata da lui. E' anche una nostalgia verso un mondo ideale, ove l'uomo viveva a stretto contatto con la natura.


"Un giorno", le disse, "troverò la formula e scaccerò la Notte.
E quel giorno verro da te."
"Si. Un giorno. Ti aspetterò fino ad allora."
La magia per gran parte del libro non è altro che uno strumento, un punto di partenza da cui prendono vita centinaia di sottotrame che corrono di pari passo con la storia: l'incapacità e l'inconcludenza dei politici, più odiati e ignorati che amati, la pazzia di Re Giorgio III che Strange tenta vanamente di curare (per poi capire che la pazzia è molto più vicina alla magia di qualsiasi normalità), la straordinaria forza e ironia di un personaggio come Lord Wellington eterno nemico di Napoleone e molto altro ancora.

Il commento. Un libro amato od odiato, come dicevamo all'inizio della recensione. Odiato perché se il lettore non riesce ad apprezzare la prolissità dello stile, può venire scoraggiato dalle prime cento pagine e dal generale ritmo lento del libro. Amato perché se persiste nella lettura, inconsciamente nel corso dell'opera sviluppa un attaccamento al mondo e ai personaggi del libro, e prova dispiacere ad arrivare alla fine come se non fosse stato nutrito a sufficienza da quasi novecento pagine ricche di dettagli e sottotrame. Non è un amore passionale quello che si può provare per questa storia, ma un amore più moderato, che nasce e cresce come il fuoco in un camino d'inverno piuttosto che espandersi come un incendio. Alla fine il lettore finisce per amare l'arroganza di Strange, e perché no anche l'insopportabilità di Norrell, e a provare una struggente nostalgia – come ogni buon mago inglese che ancora lo attende – per il Re Corvo.

La lettura è gradevolmente arricchita da numerose illustrazioni in bianco e nero, che ricordano schizzi fatti con il carboncino. Pur presentando i personaggi in forma molto stilizzata, contribuiscono a calare il lettore nell'atmosfera. Sempre per TEA è uscito recentemente Le dame di Grace Adieu e altre storie di magia, una raccolta di novelle legate al mondo di Strange e Norrell, a riprova di come la fervida fantasia dell'autrice non riesca proprio a staccarsi anche dopo quasi vent'anni dal vastissimo mondo del libro.

"E in certi momenti vorrei davvero andarmene."
"E dove?" Sir Walter era stupefatto: nessun luogo gli piaceva quanto Londra, con i suoi lampioni a gas e i suoi negozi, le caffetterie e i club, le migliaia di belle donne e di pettegolezzi, e pensava che fosse così per tutti.
"Oh, dove gli uomini come me usavano andare tanto tempo fa, girovagando per sentieri ignoti agli altri. Dietro il cielo, dall'altra parte della pioggia".

Jonathan Strange a Sir Walter



Nota: questa recensione, scritta da me, era stata pubblicata sul blog Redazione Meta, a questo indirizzoLa ripubblico qua su Dita D'Inchiostro perché presto ci occuperemo di un'opera strettamente collegata. Ho aggiornato la recensione correggendo gli errori, aggiungendo pezzi ed immagini. Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente i ragazzi di Meta per avermi concesso il loro spazio ai tempi. :)

Titolo: Jonathan Strange & Il Signor Norrell.
Autore: Susanna Clarke.
Editore: TEA.
Pagine: 887.
Prezzo: € 9.80.



@Daniela Guadagni, Dita D'Inchiostro.


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