Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero.
La spada stretta tra
le braccia.
La spada (Ken) è una novella di Yukio Mishima stampata nell'Ottobre del
1963.
Sono anni di intensa
attività per Mishima, che nel 1961 aveva addirittura assistito alle
prove di alcuni suoi drammi nō nella città di New York. Nel
1962 concepisce la sua opera monumentale, Il mare della fertilità,
che lo accompagnerà per il decennio successivo. Forse non c'è
bisogno di ricordarlo, lo sottolineiamo perchè è particolarmente
importante per La spada stesso, che Mishima volle concludere
con la Tetralogia la propria vita e la propria carriera
artistica. Mentre crea la struttura dell'opera che lo
accompagnerà fino all'ultimo, in questi primi anni 60' continua a
scrivere saggi, romanzi, cura un'edizione delle opera di Yasunari
Kawabata, scrive su Jun'ichirō Tanizaki,
viene dichiarato direttore della compagnia tetrale Bungakuza.
La
spada viene
pubblicata il mese seguente a Il sapore della gloria. Molto
simili perchè entrambi presentano una prospettiva sul mondo della
giovinezza, si differenziano però nei toni e nell'ispirazione. Il
protagonista de La spada è una fortezza di luce,
simile ad altri personaggi di Mishima ma totalmente libero da
cattiveria e ipocrisia, non inquinato. Per la sua
particolarità, non ci sembra azzardato notare che il 1963, anno di
pubblicazione di questa novella, vede anche la realizzazione di
Barakei, l'album fotografico in cui Mishima si espone
agli obiettivi del fotografo Eikō Hosoe:
il supplizio delle rose.
Le motivazioni di questo
accostamento saranno più chiare leggendo cosa ci riserva Mishima con
questa scheggia di cristallo. Poichè non vogliamo svelare quasi
niente della (breve) trama, ci limiteremo a fare qualche
constatazione che invogli da sè alla lettura della novella.
Seguiranno dei cenni sugli altri scritti contenuti nel volume.
Jirō Kokobu,
giovane kendoka
(praticante di kendo)
quarto dan,
è signore di una dimensione assoluta dello spirito che,
spesso, i personaggi più sentiti da Mishima cercano di conquistare e
preservare a vario titolo. Se Il mare della fertilità
impiegherà ben quattro libri, l'attraversamento di quasi un secolo
di storia del Giappone, tre reincarnazioni prima di raggiungere la
liberazione e la pace, in La spada troviamo un condensato e
una prefigurazione di questa lunga strada, anche se le particolarità
di questa novella non permettono certo di racchiuderla in un
confronto con la Tetralogia. Anzi, una sua caratteristica è
che qualunque accostamento abbiamo proposto finora, e quanti se ne
possano ancora fare, La spada è un racconto indomito, in cui
prevale la corporeità degli allenamenti, gli atti, l'odore del
sudore e la leggerezza di una mente totalmente assorbita nel qui e
ora.
Jirō Kokobu forse è il
più idealista dei personaggi di Mishima,
e forse l'unico a non interessarsi di saperlo.
"Idealismo" è solo una parola, Jiro vive con tanta
pienezza uno spirito puro e leale
da non essere contaminato
da tutto quello che per gli altri è normale.
La storia narra di
questo ragazzo, capitano di un circolo di kendo universitario. Altri
personaggi sono Mibu, un adoratore del Capitano, che cerca di
imitare la purezza della sua condotta e di difenderlo
dall'incomprensione degli altri; Kagawa, un ragazzo che ammira
Jiro ma cerca disperatamente di essergli pari; Kinouchi, il
direttore tecnico del circolo, ex allievo che ha continuato a
dedicare la sua vita a quel gruppo di ragazzi. Se Kinouchi si
comporta da vero maestro e compagno maggiore dei ragazzi, cercando di
stemperare piccoli screzi e rivalità, Kagawa cercherà più volte di
mettere in difficoltà Jirō, finchè un giorno varcherà il limite,
arrivando a umiliare il ruolo di Jirō come Capitano del circolo.
Mibu, che ha una venerazione per Jirō tanto come persona quanto come
Capitano, non riuscirà a evitare la frattura: proprio comportandosi
in nome di quella purezza di cui Jirō è esempio vivente, sferrerà
un duro colpo al suo idolo. Kagawa: comprende gli atteggiamenti di
Jirō, fin nelle loro minime sfumature, e per il distacco di Jirō si
sente umiliato, perchè vorrebbe stargli accanto da pari. Mibu: non
comprende fino in fondo Jirō.
Sebbene i ruoli sembrino a prima vista determinati dalle azioni di questi due personaggi, tutto, di fronte al comportamento di Jirō, può tingersi di sfumature diverse, e persino Kagawa, che è condannabile per le sue azioni, potrebbe non esserlo dal punto di vista di cause più sottili. Una vera tragedia.
Sebbene i ruoli sembrino a prima vista determinati dalle azioni di questi due personaggi, tutto, di fronte al comportamento di Jirō, può tingersi di sfumature diverse, e persino Kagawa, che è condannabile per le sue azioni, potrebbe non esserlo dal punto di vista di cause più sottili. Una vera tragedia.
Jirō
aveva una bocca piuttosto piccola, labbra ben modellate. Quando
sorrideva, i suoi denti bianchissimi erano un'esplosione di purezza.
Con
quel sorriso, Jirō sperava di risolvere ogni cosa, ottenendo
comprensione per il proprio difficile ruolo, ma era proprio quel suo
riserbo che urtava Kagawa. Era come se rifuggendo ogni espressione di
solidarietà, disdegnando ogni forma di diplomazia, finisse per
chiudersi nella torre trasparente della sua integrità unica e
perfetta, per sottrarsi alla realtà della sofferenza altrui.
La
spada è una scheggia, dicevamo
sopra. In senso letterale. Jirō Kokobu è una cifra
della visione di Mishima, ma potrebbe essere facilmente
schedato come malato,
da una certa prospettiva, per via della sua unilateralità, della sua
incapacità di sostenere la durezza delle relazioni con gli altri, il
tradimento della fiducia, il senso del fallimento: insomma, della sua
incapacità di crescere e imparare a mediare, adattarsi, vivere.
Mishima non presente Jiro come un eroe, perchè lascia filtrare, qui
e lì, in trasparenze, la debolezza della sua visione.
È Mishima ad avere consapevolezza dell'impossibilità di una vita come quella di Jirō, proprio nel momento in cui Jiro è allo zenith della propria luce. Su questo è basata la complessità di un testo così lineare e, per intreccio, semplice.
È Mishima ad avere consapevolezza dell'impossibilità di una vita come quella di Jirō, proprio nel momento in cui Jiro è allo zenith della propria luce. Su questo è basata la complessità di un testo così lineare e, per intreccio, semplice.
Non
sta a noi, qui, offrire una qualunque panoramica su Jirō Kokobu
(sarebbe estremamente riduttivo), sul rapporto con Kagawa e Mibu,
perché non c'è una 'verità' da trovare e rivelare: esistono molte
sfaccettature e punti di vista, destinate sicuramente a dividere i
lettori, così come sulla stessa morte di Mishima si stendono tante
voci quante quelle che ne hanno scritto.
Accenniamo
agli altri testi che la SE ha raccolto per il lettore italiano:
Riflessioni sulla morte di Mishima
di Henry Miller,
il Proclama di Mishima
il giorno del suo seppuku,
l' Ideologia della morte folle di
Hashikawa Bunzō,
Dietro tanta vivacità un senso di vuoto
di Donald Keene,
Mishima di Marguerite
Yourcenar. Segue una
estesa nota biografica e una appendice fotografica molto ricca.
Dopo aver letto la novella, questi testi hanno il sapore dell'ombra.
Dopo aver letto la novella, questi testi hanno il sapore dell'ombra.
La
spada è il racconto che un
amante di Mishima non può non conoscere: gli sarà familiare e, al
tempo stesso, uno sguardo spalancato sugli abissi dell'ignoto.
Forgiata da Osuminajo Masahiro nel 1606 (Tokyo National Museum). Foto presa da qui. |
Il
verbo "volere" sarebbe scomparso dal suo vocabolario. D'ora
in poi si sarebbe imposto come regola il "dovere". Così
sarebbe stato, così "doveva" essere.
Tutta
la sua vita si sarebbe concentrata nella spada, in quel cristallo
acuminato, in quel condensato di forza pura che altro non è se non
la forma spontanea che assumono la carne e lo spirito quanto si
affilano fino a congelarsi in un unico raggio di luce.
Tutto
il resto erano solo "sciocchezze".
@ Carla Righetti per Dita di Inchiostro.
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