Il romanzo di oggi è un piccolo libro:
"Jack" di Amy M. Homes. È stato il
romanzo d'esordio di questa scrittrice americana, nell'anno 1989.
Faccio immediatamente una precisazione:
non ero convinta che meritasse un posto nello Scaffale
della Vergogna, visto che il precedente "Biancaneve e il cacciatore" ha inaugurato tale sezione sotto il segno del
pattume a qualità sottozero, cosa che non è per Jack.
In comune hanno certamente che sono
entrambi da vedere/leggere. Il primo, perché passare una serata in
compagnia a commentare e demolire una schifezza di tale livello è
sempre un piacere; il secondo, perché il romanzo "non è
male".
Approfondirò più avanti, per ora dico e
ribadisco: sta nello scaffale della vergogna ma non perché sia
una storia da cestinare.
Ma andiamo con ordine. Di cosa si tratta,
vi starete chiedendo? Jack è un ragazzo di quindici anni (ne
compie sedici durante la storia). Ha un migliore amico, Max,
una vita scolastica normale e ama il basket. Con suo padre, si
allena e sogna di diventare un grande campione. L'immagine del
ragazzino americano medio. Si prepara persino a prendere la patente
di guida.
Purtroppo le cose non vanno così bene
come sembra, suo padre decide di lasciare la madre, va via di
casa. Dopo un po' di tempo, confessa al figlio di essere gay.
Nel frattempo la madre di Jack è passata da un amante all'altro, e
non solo: li ha tutti portati dentro casa, costringendo Jack a cene imbarazzanti e tremende. Le vicende portano Jack ad avvicinare la
ragazza dei suoi sogni, Maggie, che vive la sua stessa
situazione: anche suo padre è gay e, per giunta, non esita a
comportarsi in modo che sarebbe imbarazzante anche se non sei suo
figlio/a. La storia evolverà di disastro in disastro, tra momenti di
leggerezza e altri di tristezza, tutto attraverso gli occhi di Jack
che non si capacita di essere davvero dentro certe situazioni,
decisamente più grandi di lui. Persino la famiglia di Max, che agli
occhi di Jack è fantastica e perfetta, mostrerà di non essere da
manuale, trascinando Max, Jack e Maggie sulla stessa rotta sbandata.
Il romanzo si propone l'ambizioso
obiettivo di mostrare la crescita di un ragazzo, messo a
confronto con una realtà che destabilizza ogni senso del reale e di
normalità. La narrazione è fluida, in molti punti anche piacevole. I dialoghi sono un punto forte, molto realistici.
L'unica pecca, dal punto di vista formale, sono alcune (poche) scene
in cui andando a capo da una riga all'altra si fa un balzo temporale
troppo brusco, non annunciato. Non dovrebbe trattarsi di un errore
dell'edizione italiana, visto che in altri punti c'è lo spazio di
una riga vuota, al cambio di scena.
Allora, dove sono i problemi? Non è
sicuramente facile parlare di omosessualità cercando di
mantenere una certa ironia morbida, positiva, parlando dalla
testa di un ragazzo americano medio. Ho acquistato il libro perché
si presentava interessante proprio da questo punto di vista. Oltre
per il fatto che c'era un canestro in copertina (lo so, lo so, la mia
ossessione per Kuroko no Basket mi fa fare anche
questo), ma questo era secondario.
Leggendolo, ho avuto momenti di
apprezzamento, altri
di totale irritazione. I personaggi sono ben formati, ci sono dei
momenti in cui abbracceresti il padre di Jack, ma ce ne sono altri in
cui il disastro è totale. Jack sembra circondato di persone
talmente inaffidabili, dal punto di vista emotivo, che
personalmente ho dovuto fermarmi più volte, mentre leggevo, perché
avevo troppo pena per questo povero ragazzo.
Il punto di vista è quello di un
adolescente, quindi è normale che tutto venga un po' calcato.
L'autrice è brava nel rendere i tormenti, le piccole glorie, il
bullismo e i batticuori di quell'età, e su questo non si discute.
Tenendo conto di questo, ero incerta se mettere davvero il romanzo
nello Scaffale della Vergogna, perché se la mettiamo così il romanzo resta comunque gradevole.
Perché, allora? Per una questione di
carattere etico – non trovo una parola più adatta.
Anzitutto, è normale che per Jack l'omosessualità del padre sia
devastante, dal punto di vista psicologico, ma di questa via gay la
Homes ci presenta più momenti tremendi che altro. È vero, sono
tremendi per Jack (e Maggie), e in molti punti il padre di Jack si
presenta come assolutamente adorabile, e pensavo, dopo i 3/4 del
libro, che si trattasse solo del punto di vista di Jack, a
influenzare la narrazione. Invece no, perché verso il finale si
creano ulteriori eventi che confermano che il padre di Jack è
un po' strampalato sul serio, come e quanto la madre che non
sa ascoltare il figlio, che Jack non arriva ad accettare la
scelta paterna, ma conclude con un: io sono io, Jack, non sono i miei
genitori.
Diciamo che siamo buoni e ci diciamo d'accordo. Diciamo che non possiamo volere tutto e subito e sarebbe innaturale, per Jack, raggiungere un equilibro in grado di vivere più serenamente con le scelte del padre. Sarebbe stato
perfetto se l'autrice avesse messo anche altro, se avesse aperto uno straccio di prospettiva.
Ad
esempio, il basket. Ha il suo ruolo, nel romanzo, ma il modo in cui
sono narrate le vicende, la gestione dell'intreccio, avrebbe
probabilmente dovuto dare più peso a quello che è, a tutti gli
effetti, l'unico universo in cui Jack può esprimersi appieno. Non a
caso il finale del romanzo chiude proprio sulle note del basket (m'è
anche piaciuto...).
A
Jack, Max e Maggie non resta che poggiare su se stessi in un mondo di
adulti che, omosessualità o no, è totalmente incapace di prendersi
cura di loro. L'amarezza per questa conclusione, che si trae dalle
righe, rovina l'impressione generale di un libro che si legge con
piacere, ma che finisce per essere né carne né pesce.
Anche senza
dare la risposta del millennio alla crisi
della famiglia,
la Homes, impelagata in una matassa così delicata, avrebbe almeno
dovuto indicare
una
linea
possibile. Jack cresce ma la sensazione che resta è una grande
tristezza, perché i suoi problemi sembrano, e sono a tutti gli
effetti, delle mancanze,
che non sono compensate da nient'altro.
Il
rapporto con Max e Maggie si cementa, ma la Homes ci mostra, anche
qui, più carenze che altro.
Finisce
sullo Scaffale della Vergogna perché, a mio avviso (attendo
dibattito, se vi capiterà di leggerlo >_>), nel momento in cui
metti le mani nelle dinamiche dell'adolescenza non puoi usarla per
mostrare quanto gli adulti sono tremendi, per giustificarli un attimo dopo (col fatto che sono rimasti psicologicamente bambini anche loro), e poi fargli fare qualche altra cavolata madornale, e poi di nuovo far vedere che "dopotutto, avere il padre gay non è peggio che averne uno violento", il tutto sulle spalle di un ragazzo
cui non resta che trovare la risposta in se stesso.
Anzi, si potrebbe anche fare ma
allora devi farmi vedere la grande rabbia o freddezza del
protagonista, mentre Jack si "limita" a passare per le
rapide del fiume, a capire che non ci sono ciambelle di salvataggio e
mettersi al timone. Insomma, vuole fare a pezzi la visione "normale"
della famiglia, utilizza temi come l'omosessualità per dare il la
all'intreccio, e nonostante....
Ah, dimenticavo. Stavo
per dire "nonostante i momenti di riavvicinamento
tra i suoi genitori".
La cosa peggio gestita di tutto il libro. In alcuni momenti assurda,
forzata, che fa leva su un evento esterno a loro per essere
giustificata. In sé, plausibile, ma presentata in modo così brusco e irrealistico che
mi si accappona la pelle solo a ripensarci.
Sembra la fiera del politically correct anche in mezzo al disastro generale di valori, emozioni e punti di riferimento di Jack - sembra più un voler mescolare le carte, all'insegna del "ma sì, va bene anche così", che arrivare a capire che, forse, se il mondo in cui Jack cresce è così intollerante e la sua visione del mondo può essere più ampia e migliore, c'è da fare una seria critica sui modi di essere e apparire di quest'America.
Piccola nota pratica: Avendolo trovato nello scaffale in cui sono radunati i romanzi di genere, era accanto a Il bacio della donna ragno. L'ho notato proprio perché questo romanzo mi era piaciuto da morire e volevo vedere se c'era per caso qualche altra edizione e traduzione (se mi avesse garbato, l'avrei comprata).
Poi ho visto Jack e ho pensato che valesse la pena dargli un'occhiata...
-.-
Comprate Il bacio della donna ragno, se volete leggevi una magnifica storia d'amore tra due uomini.
Comprate Il bacio della donna ragno, se volete leggevi una magnifica storia d'amore tra due uomini.
Titolo: Jack.
Autore: A. M. Homes.
Editore: Feltrinelli.
Pagine: 230.
Prezzo: 8,50.
@ Carla Righetti per Dita d'Inchiostro
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