Ma chi è
il Winter Soldier (letteralmente: “Soldato d'Inverno”)? Cosa
c'entra lui, con Cap? Cosa li lega? Cosa li divide?
Chi legge i
fumetti lo sa, ma per tutti gli altri sarà uno spoiler. Si
consiglia quindi di procedere con cautela alla lettura di questo (mastodontico) articolo, che per comodità verrà diviso in due parti.
Il Winter Soldier
è, sotto molti aspetti, una creatura di Ed Brubaker,
sceneggiatore pluripremiato che ha ricevuto ben 4 Eisner Award come Miglior Scrittore proprio per il suo lavoro su Captain America.
Mr
Bru approda alla Marvel nel 2005 con la storia “What If Aunt May
had died instead of Uncle Ben?”. Da lì passa subito a sceneggiare
“Captain America - volume 5”, e porta con sé il Winter
Soldier.
Lo
stesso Brubaker ammette che (re)introdurre il personaggio del Winter
Soldier nella vita e nelle avventure di Captain America è “qualcosa
che voleva fare fin da bambino”.
Più precisamente il Signor Brubaker dice che: “Ho sempre
pensato [fin da ragazzino] che se mai fossi finito a scrivere le
sceneggiature per Captain America, avrei reintrodotto quel
personaggio.”
Insomma, è
proprio il caso di dire che l'avvento del Winter Soldier è un sogno
che si avvera! E che avvento!
Agosto
2005.
Fascicolo
numero 8 di CA-Volume 5.
Mr
Bru ci spiazza già a vignetta 1, pagina 1, facendoci
intuire a pelle chi sia il
protagonista della storia che ci sta narrando. Vignetta 2, pagina 4, Steve ce lo dice per lui – e reagisce, come reagirebbero i fan.
Incredulo, rabbioso – il Winter Soldier non è, non
può assolutamente essere...
Pagina 16, ultima vignetta. È lui.
Pagina
17.
È
lui.
Pagina
22.
Oh
mio dio. Oh. Mio.Dio. Steve potrà anche dubitare, struggersi ed
sfasciare computer a suon di pugni, ma il lettore sa, lo sa per
certo: è davvero lui.
Ma... lui chi,
precisamente?
Cercherò di
essere precisa e concisa, ma per spiegare chi è il Winter Soldier
bisogna fare un passetto indietro, e sbrogliare una matassa di
circa 70 anni di fumetto. Premetto,
inoltre, che l'universo in cui si svolgono i film è
separato da quello dei fumetti,
quindi ci saranno delle differenze tra ciò che vi dirò e ciò che
sapete, o vedrete, nei film di Cap.
Detto questo,
avventuriamoci in questo Character Study. Primo passo, passiamo a
svelare ed ad analizzare---
Chi è Bucky
Senza andare a scomodare il fatto che Steve e Bucky si reincarnano
assieme fin dai tempi dell'antico Egitto (Cap Vol 1 #38), e che Steve
rinuncia in eterno al Paradiso a condizione che vi sia ammesso Bucky
(Paradise X) – Bucky è un personaggio cardine nella storia di
Cap, sia per quanto riguarda lo sviluppo della trama, sia per quanto
riguarda la crescita e la profondità del personaggio di Steve
Rogers.
Ovviamente, in oltre settant'anni dalla sua prima apparizione la
storia di Bucky è stata rimaneggiata più volte, la più recente
delle quali risale al Settembre 2011. Eppure alcuni punti cardine
restano fissi, ed è questi che andremo ad analizzare.
Bucky, all'anagrafe “James Buchanan Barnes”, è la spalla storica
di Captain America. Secondo l'Essential Handbook of the Marvel
Universe vol 3, Bucky è nato e Shelbyville, nell'Indiana, da
Winnifred e George. Perde la madre da piccolo, ed è ancora molto
giovane quando suo padre muore in un incidente durante una manovra
militare. Separato da sua sorella, a Bucky viene “consentito” di
continuare a vivere all'interno della base militare di Camp Lehigh, in
Virginia. Lo stesso luogo in cui è nato, in cui è morto suo
padre... ed in cui si sta lavorando al progetto del “Super
Soldato”.
Bucky (che inizialmente è un ragazzino, mentre in rifacimenti
successivi e solo di poco più giovane di Steve) è quasi il “boss”
dell'intero campo. Ha le mani in pasta un po' ovunque, conosce tutti,
e può procurare di tutto a chiunque glielo chieda.
Avete bisogno di
sigarette?
Calendari?
Alcool?
Allora statene certi: Bucky è l'uomo – pardon –
il ragazzino che state cercando. E questo genio della sopravvivenza non
può, in tutta coscienza, non prendere il povero, sfigato Rogers
sotto la sua ala. Nessuno degli altri soldati capisce – o
approva – ma Bucky è una forza della natura. Non deve né
chiedere, né lottare per avere ciò che vuole. Semplicemente, si
impone. Si trasferisce a vivere con Steve – in un prefabbricato
o in una tenda, a seconda delle versioni – e diventa un po' il suo
mentore.
Una notte però, Bucky si precipita nella tenda di Steve mentre
quest'ultimo si sta cambiando e –OMMIODIO Steve, ma tu sei Cap?!
O__O In seguito, Steve ammetterà a mezza bocca che forse si è
fatto scoprire di proposito. Forse perché si sentiva solo. Forse
perché era diventato pesante sentirsi comparare “al favoloso Cap”
da Bucky, e uscirne sempre perdente. Comunque sia, Bucky reagisce
come tutti i ragazzini di 12-barra-19-anni cresciuti in un rigido
ambiente militare reagirebbero di fronte ad una rivelazione di tale
entità.
Ricatta Steve.
Della serie: “O mi fai diventare la tua spalla, o splattello a
tutti il tuo segreto.”
Steve non si fa pregare molto (per niente). Anzi, “Captain America:
White” ci svela che Steve ha addestrato Bucky personalmente, mentre
aspetta l'OK dal governo per fare del ragazzo la sua spalla
ufficiale.
E portarlo in Europa.
In guerra
Contro i Nazisti.
… e la gente dice che Robin aveva vita dura a combattere
Pinguini e Donne-pianta che generano feromoni sessuali.
Uhm.
Il remake del 2011 però ci dice che la storia di cui sopra è una
specie di trovata pubblicitaria diffusa dal governo. James è
sì orfano, è sì stato separato dalla sorella, e sì vive a Camp
Lehigh come mascotte... ma le similitudini finiscono lì. James non è
“solo” una forza della natura, scaltro ed adattabile. James è
un combattente incredibile. Talmente incredibile, che il giorno
stesso in cui compie sedici anni viene prelevato, spedito in
Inghilterra, ed addestrato severamente per un progetto speciale
segreto di cui non gli viene detto nulla.
È durante questi mesi di addestramento terribile che James lo
vede per la prima volta, in uno di quei filmini di propaganda che il
governo distribuisce per sollevare il morale alle truppe: Captain
America.
Il fanboy che sta sopito dentro James – fanboy già visto nelle
strisce originali di Lee&Kirby– si sveglia. Da quella prima
notte, Bucky “non riesce a pensare ad altro che a lui” (Cit.).
Sgattaiolando nel buio, Bucky va a vedere il suo eroe al cinema tutte le notti,
studia tutte le sue mosse, le sue tattiche. Entra in sintonia con lui
a distanza, e questo prova ancora una volta che, sebbene non sia
un Mutante, James Buchanan Barnes ha delle qualità straordinarie,
sia fisiche che tattiche. Steve Rogers è stato modificato
geneticamente per divenire il Super Soldato; ma Bucky? Bucky è
probabilmente il Soldato Perfetto, nato sia per le missioni sotto
copertura, che per quelle d'assalto.
Al culmine dell'addestramento, Bucky viene scortato a casa da un
intero reggimento di soldati – è prezioso, il ragazzo – e
riportato a casa a Camp Lehigh. Qui, Bucky viene invitato a dare
prova della sua abilità dinanzi ai suoi superiori; ed è alla fine
di questa prova che incontra Steve Rogers faccia a faccia per la
prima volta.
Non c'è bisogno di presentazioni. Bucky sa. Lo sente. Steve
Rogers è Captain America. E Captain America è il suo futuro. Il suo
progetto speciale super-segreto è questo: lui è stato addestrato,
preparato, CREATO, per essere il partner di Cap. Colui che si
sporcherà le mani dove l'icona non può e non deve; colui che
dall'ombra guarderà le spalle a questa nuova, fulgida luce di
speranza.
Quasi subito, Steve consegna a Bucky la sua uniforme – blu e rossa,
i colori della bandiera, gli stessi che indossa anche Cap. Ed è
implicito che i due vanno a vivere assieme – altro punto, questo,
che la Marvel non cambia mai – insediandosi nella vecchia casa dei
Barnes, ormai un guscio polveroso che odora di sigaro e ricordi
stantii.
Steve e James passano un po' di tempo a Camp Lehigh – lavorando su
quell'affiatamento che gli viene già così naturale ed istintivo –
prima di essere inviati in Europa a combattere Hitler. Qui, i
nostri eroi si uniscono – o meglio, formano, la prima (mitica!!)
squadra di supereroi Marvel.
Da destra: Bucky, Namor, Cap, la Torcia Umana (Jim Hammond) e Toro. |
Bucky farà anche parte – nei fumetti anni 40 – di altre squadre,
provando la sua incredibile attitudine alla vita del supereroe.
Assieme a Toro, fonderà gli Young Allies e successivamente i Kid
Commandos. Ma non solo: quando gli Invaders si ritorcono contro gli
USA a seguito di un lavaggio del cervello, tocca a Bucky riunire un
nuovo team di supereroi – la Liberty Legion – e salvare la terra.
Anzi, pare che sia stato lui stesso ad uccidere Hitler con le sue
mani.
Insomma, il ragazzino è tosto!
Verso la fine della guerra però, nel tardo 1945, il Barone Zemo
viene introdotto tra i cattivi del fumetto. Ed è proprio durante una
missione contro di lui che Bucky perde la vita.
Inaspettatamente.
Tragicamente.
Orribilmente
Di regola, Steve NON parla di quanto è successo a Bucky – gli ci
vorranno quasi 5 anni dopo il suo ritorno, prima di svelare, in
Avengers #56, la tragica fine di Bucky. Da quel momento in poi però,
la tragedia viene riproposta ai lettori spesso e con dovizia di
particolari. Anche qui, ci sono delle piccole divergenze, ma il
nucleo centrale dell'accaduto è questo:
Il Barone Zemo ha intenzione di inviare un aereo sperimentale contro
l'America – idea, questa, ripresa dal film. Captain America e Bucky
fanno di tutto per fermare il lancio, ma nonostante i loro sforzi,
l'aereo prende il volo. Rubata una motocicletta, i due si lanciano
all'inseguimento e riescono a gettarsi sull'aereo quando è ancora a
bassa quota. La loro avventura, però, si conclude in tragedia. Siamo
all'ultimo numero della serializzazione di Captain America. La guerra
è finita. L'aereo esplode.
Gli eroi muoiono.
Alcune fonti – cioè alcune testate a fumetti Marvel - ci dicono
che la morte di Bucky è stata un tragico incidente – era
impigliato, e perciò non poteva gettarsi. Altre ci dicono che, dopo
aver detto a Steve di saltare, Bucky è rimasto indietro,
sacrificandosi nel tentativo di disattivare l'esplosivo. Nella serie animata, Bucky getta Steve giù dall'aereo perché “il
Mondo ha bisogno di Captain America più di quanto abbia bisogno di
Bucky”, e con un ultimo saluto all'amico e compagno di sempre, Bucky
muore davanti ai suoi occhi.
“Avengers VS Invaders” infine, ci
svela che Bucky è saltato sull'aereo con l'intento di morire, perché
sapeva che la sua sopravvivenza avrebbe nuociuto alla linea
temporale.
E se non è eroismo questo...
Steve invece si salva.
Sbalzato o gettato che sia dall'aereo, Steve cade nelle acqua
ghiacciate dell'Oceano e rimane intrappolato, in animazione sospesa,
entro un blocco di ghiaccio. In qualche modo, sopravvive. Forse è
il destino. Forse è il siero del Super Soldato. Il fumetto “Red,
White & Blue” ci svela che l'elemento principale che ha
decretato la sopravvivenza di Steve non è il fato, la coincidenza, o
la scienza.
È Bucky.
Il cui spirito è rimasto con Steve, nel ghiaccio, spronandolo e
tenendolo in vita fio al momento in cui gli Avengers lo recuperano, vent'anni dopo la sua caduta, alla deriva
nell'Oceano.
Svegliandosi, la prima, unica, cosa che Steve dice è il nome del suo
compagno. La mano tesa, il volto angosciato, Steve si alza di
soprassalto, urlando a squarciagola: “BUCKYYYYYYYYYY!!!” e
protendendosi nel tentativo disperato di raggiungerlo, di tirarlo giù
da quell'aereo, o forse, se RW&B ha ragione, nel tentativo di
riportare a sé quello spirito sorridente e sempre-giovane che l'ha
tenuto in vita tutto questo tempo.
L'urlo disperato di Cap è un'altra cosa che la Marvel non ha
cambiato mai. C'è nei fumetti originali, c'è nei vari remakes,
nei flashbacks, nel Man Out of Time, c'è... sempre.
Il “Captain America: Ice” però ci dice che Steve non è stato
“svegliato” o decongelato dagli Avengers. Loro si sono limitati a
tirarlo a secco. Steve si era svegliato in precedenza. Il suo primo
urlo è un urlo disarticolato, di dolore. Steve è, a detta stessa di
Namor, colui che l'ha svegliato, un guscio vuoto. Un involucro che si
muove – anzi, che combatte, solo per puro istinto. Uno zombie.
Peggio – un giocattolo rotto. Ma mentre il suo corpo si muove e
si blocca come una marionetta tirata dai fili, la sua mente è
incastrata, incentrata su un unico concetto, un'unica cosa che cerca
disperatamente di trovare, che cerca di chiedere, ed ecco che, pur
mentre si muove senza volontà, dalla bocca di Steve iniziano ad
uscire dei suoni incoerenti – un sussurro ripetuto più volte -
“Buuh... BUUUUHH...” - che pian piano si evolve, si concretizza
in un mormorio strozzato: “Bucky...”.
Ma Bucky è morto, come Namor gli rivela.
E Cap perde di nuovo la parola. Di nuovo, torna a combattere come un
automa. Alla fine dello scontro, Steve cade di nuovo in acqua, e da
qui segue l'incontro ormai storico con gli Avengers.
OMG. Marvel la smetterai mia di stracciarmi il cuore? Ormai ho finito anche quelli di riserva, sai? |
Interessato a portare dalla sua parte il redivivo Captain America, il
Teschio lo lusinga con ogni tipo di promessa... tra cui un harem. Con
donne. O. Con ragazzi vestiti da Bucky. Per lui è uguale. Che male
c'è?
Si scopre successivamente che in questa realtà è stato Steve a
morire nell'esplosione. Bucky gli è sopravvissuto, ed a distanza di
vent'anni comanda la resistenza conto il Teschio e le sue schiere.
Straziante – STRAZIANTE – il finale, in cui Cap si sacrifica per
salvare Bucky. Steve “annega”
dentro un macchinario che lo sbalza indietro nel tempo, dentro il
ghiaccio, nella nostra realtà.
Non è la fangirl a parlare se dico che Bucky è, e rimarrà
sempre un punto chiave nella storia di Cap. Il suo migliore
amico, anzi: il suo primo amico. Il suo partner, la sua
spalla, la sua responsabilità, colui che lo sosteneva, che gli
copriva le spalle, che si sporcava le mani per lui. Il suo rimpianto,
la sua tragedia, la sua colpa: è infatti risaputo che Steve
Rogers è affetto dalla sindrome di stress post traumatico, causato
non dall'essere stato sbalzato fuori dal suo tempo o dal non aver
visto la fine della guerra, ma proprio dalla perdita di Bucky.
L'argomento meriterebbe un articolo a parte; non abbiamo spazio in
questa sede, perciò vi rimando al capitolo 9 del libro “Captain
America and the struggle of the superhero” di Robert G. Weiner ,
intitolato “Settantacinque anni di colpa per la morte di Bucky”.
Come si evince dal titolo del capitolo, Bucky è stato un po'
l'ossessione, il punto debole, se non addirittura il lato umano e
vulnerabile di Steve per decenni. Steve, che non smetterà mai di sentire la sua
mancanza, o di colpevolizzarsi per la sua perdita. Steve, che essendo un'artista, disegna il volto del suo amico un po' ovunque. Che conserva foto e ritagli di giornale (c'è un episodio dell'87 in cui ricordi e foto della
sua vecchia vita vengono strappate davanti ai suoi occhi per
torturarlo. Povero Steve! Cade in ginocchio in lacrime a fine
fumetto! ;0;), e si tortura guardandoli spesso (Tales of Suspence
#59).
L'appartamento di Steve è una vera “shrine” dedicata a Bucky,
alla guerra e alla sua squadra d'assalto, gli Howling Commandos, ed è
piena zeppa di foto e memorabilia vari. Steve ha persino i vestiti di
Bucky appesi nell'armadio...!! (e no, non sto scherzando;se non erro,
si vede in Avengers #7 del 1964).
Più volte, Steve tenterà persino di andare indietro nel tempo
per sventare la morte del suo compagno (“Avengers #56”, dove
Steve vuole usare la macchina del tempo del Dott. Destino per salvare
Bucky; nonché “Captain America Reborn”, in cui Steve, sbalzato
nel passato, fa di tutto per non distruggere la linea temporale. Lascia morire Erskine, sceglie di non prevenire la guerra, di non farla finire in anticipo, etc.
Eppure, quando si tratta di salvare Bucky, la linea temporale si
becca un bel “vaffa...”. Peccato, o per fortuna, il tentativo di
salvataggio non funziona.).
Allucinazione numero 9,999,999. E l'Osservatore disse: "Diamo a Cap ciò che di Cap". |
Insomma: Bucky, la sua vita e la sua morte, sono alcuni tra i principali perni che
rendono Steve... beh, Steve (Captain America & The Falcon
#6). Molto spesso, infatti, un supereroe decide di divenire tale a
seguito di un trauma (vedi: Batman, Spiderman, Ghost Rider... persino
IronMan e Hulk potrebbero finire sotto questa categoria). Ed il
trauma che ha plasmato Captain America in ciò che è è proprio
questo: la perdita di Bucky. (Questo, ovviamente, senza nulla togliere al suo patriottismo innato, la sua forza d'animo, o a traumi quali la morte di sua madre o del Dr. Erskine)
Ma, recuperiamo un attimo tutti i fili della matassa, e torniamo a
noi – ricapitolando: Steve e Bucky si incontrano, si alleano,
combattono assieme. Bucky muore, Steve non proprio. Steve viene
recuperato dai ghiacci, ma il trauma della perdita di Bucky pesa su
di lui per settant'anni di fumetto.
E poi arriva Bru.
E Bru disse: “riporterò indietro Bucky”.
Ed ecco arrivare il Winter Soldier.
Continua nella seconda parte.
MGNemesi @ Dita D'Inchiostro.
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Ficthe ç_____ç quanti bellissimi e comici ricordi legati a quel pomeriggio di corso pomeridiano , solo l'IO sa quanto mi manca il mio prof di Filosogia :'(
RispondiEliminaCi sono prof e prof, proprio come dici tu, ma lui li batteva tutti ... il mio primo amore
Aww, mi sa che questo commento non andava qui. Lo passo però alla diretta interessata, promesso! ;)
EliminaComplimenti per la precisione del racconto, con tanto di citazioni puntuali. Il rapporto tra Bucky e Cap è una storia lunghissima!
RispondiEliminaPremetto che non sono un'appassionata lettrice di comics ma della Marvel ho letto diverse cose (passate dalla Dolce Metà), e devo confessare che Capitan America non è uno dei miei personaggi preferiti. Troppo "American Dream" e perfettino per i miei gusti, troppo "Io sono Capitan America e si fa come dico io", troppe stelle e strisce e sul costume. Ho dei gusti abbastanza particolari, lo so, il mio preferito dell'universo Marvel è il terzo Capitan Marvel, Genis-Vell e, normalmente, i personaggi più famosi mi convincono poco.
Tornando a Cap, la storia di Bucky è un po' il suo "Zio Ben" personale e la sua morte è stato un po' il momento in cui si è sentito impotente nonostante tutta la sua forza e la sua fama. Forse è stato il momento che l'ha fatto tornare un po' più umano e un po' meno eroe.
PS detesto i reboot e i rifacimento che mandano a donnine allegre la continuity precedentemente stabilita (ed è uno dei motivi per cui non amo particolarmente i comics).
Ah, thank you per il bel commento!! :D
EliminaSì, sì, capisco il tuo punto di vista su Cap, anzi ti dirò: credo che troverai molti consensi! ;) Di solito la gente preferisce Wolverine o IronMan, o anche Ciclope. Cap è troppo... Cap. Sopratutto per noi non-americani (credo di essere un pò una pecora nera in tal senso; prima del film, pochi conoscevano Cap, gli piaceva, o gli piaceva per altri motivi che non fossero le fic slash).
Io però devo ammettere una cosa: Cap lo prendo in "pacchetto unico" con Bucky, che adoro. *A* Credo di essere fan sfegatata del loro rapporto in primis, e di Cap di riflesso (senza nulla togliere al suo buonismo che, non posso faci niente, è troppo genuino per non piacermi OTL). E' affascinante vedere come umano Cap diventa, quando c'è di mezzo il suo sidekick. Si fa vulnerabile, si fa prendere dai dubbi; reagisce, questo sì, ed è ammirevole. Ma spesso reagisce in maniera esagerata, perchè Bucky è TROPPO importante. E la cosa mi affascina. ♥
E ti do ragione su tutta la linea coi Reboot!!!! >_< Quello della DC è un trauma continuo. Una bastonata alla nuca un pò tutti i mesi. OTL;; Devo dire che però la Marvel ha gestito la rielaborazione della storia di Bucky in maniera egregia, secondo me - ha cambiato tutto, senza cambiare poi niente. Ha pescato alcune delle cose dette negli anni, le ha rispolevrate e detto: vedete queste, queste sono okay. Le altre (che già erano in contrasto tra di loro a priori, tipo l'età di Bucky, se/quante missioni hanno compiuto, etc.) sono state "spacciate" per una bugia del governo (che ci sta sempre bene... *LOL*). Non è male! Molto meglio che cancellare con un colpo di spugna tutto un Universo, ringiovanire Batman di vent'anni, far sparire un Robin, e far si che ne cambi uno l'anno da quattro anni a questa parte. GRRRRRRRRRRRrrrrrrrrrrrrrrrrrRRRRRRRRRRrrrrrrr...
Grazie ancora per il bel commento, spero di non averti annoiata con la mega-rispostona! ;0;