mercoledì 17 ottobre 2012

Il supplizio del legno di sandalo: Mo Yan e l'anima perduta della Cina


Il supplizio del legno di sandalo è un romanzo che affonda le radici nella terra ricca, morbida e insanguinata della Cina del Novecento. Sia perché le vicende sono ambientate a inizio del secolo, sia perché l'autore, Mo Yan, combatte con la penna, in modo indiretto e abile, le repressioni d'acciaio che il Governo cinese impone tutt'ora agli intellettuali. 

Se il nome dell'autore non vi suona nuovo, è perché ha vinto la settimana scorsa il Premio Nobel per la Letteratura 2012. Noi di Dita d'Inchiostro ci eravamo aspettate vincitore Haruki Murakami, di cui è uscito ieri la terza e ultima parte del romanzo 1Q84 (che recensiremo in un tempo da record, e citiamo qui perché troviamo che davvero meritasse anche lui questo Nobel). 
Le ragioni per assegnare il Nobel letterario a Mo Yan sono, però. lampanti. Basta leggere uno dei suoi romanzi.
Vi segnaliamo l'intervista de La Stampa a Mo Yan, che vi farà conoscere un po' meglio come e perché scrive.  


Per essere uno che si è dato un nome significante "non parlare", (cinese tradizionale: 莫言, pinyin: Mò Yán), Guan Moye (管谟业) parla, eccome. Anzi, scrive. 
Una intensità di temi e di stile che non vedevo dai tempi di Le benevole di Jonathan Littell. L'autore è nato a Gaomi (lo stesso villaggio, nella provincia di Shandong, in cui è ambientato Il supplizio del legno di sandalo), nel 1955. E' il primo cinese a ricevere il Nobel residendo in madrepatria. 
A differenza di altri letterati cinesi, tra cui Gao Xingjian (che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 2000) Mo Yan ha deciso di restare in Cina e continuare a scrivere in madrepatria.
Altri romanzi dello scrittore sono Sorgo Rosso (1987), dal quale è stato tratto il film omonimo, Grande seno, fianchi larghi (1996)Le sei reincarnazioni di Ximen Nao (2006).



Dico subito che Il Supplizio del legno di sandalo (2005) è un romanzo difficile. Ti offre momenti epici, indimenticabili, di una intensità lancinante, quindi richiede altrettanta dedizione. Varie sono le ragioni:


1) Anzitutto, scordiamoci il romanzo ottocentesco europeo, il procedimento lineare, le cause ed effetto e il realismo della prosa euro-americana. Il romanzo orientale è fatto di tutt'altri ingredienti e lo sguardo dell'autore è originale, obliquo. Tutto è connesso, non solo gli eventi che "accadono", e l'implicito ha sempre un suo ruolo.
Il "fantastico" non è quello che avviene fuori delle leggi naturali, ma è incluso nelle stesse leggi del cosmo (insomma, non ci sono i dualismi come li intendiamo noi): anche per chi sente la nostalgia per un mondo non lacerato, è difficile, sul momento, abituarsi a questo tipo di narrazione.
Inutile dire che una volta dentro diventa una dipendenza vera e propria, siete doppiamente avvisati.

2) Uno dei fili del romanzo è la millenaria e "onoratissima" pratica delle esecuzioni capitali per conto dell'Impero. E non vi sarà risparmiato nessun dettaglio, ve l'assicuro. Le fari preparatorie, il gallo sgozzato per bagnarsi la faccia del suo sangue, il vanto, per il boia, di un'esecuzione perfetta; in particolare, l' abilità di tenere in vita quanto occorre perché quelli del Ministero siano contenti del lavoro svolto. Tutto minuziosamente scritto. 
Si tocca con mano la differenza abissale tra la visione della "persona" occidentale e la "mancanza di diritti" della Cina, antica e moderna. E' un giudizio espresso con l'accetta, me ne rendo conto, ma questo è il primo impatto (e anche il secondo e il terzo, per quel che mi riguarda), ed è essenziale se si vuole avere una inquadratura diretta e nitida sull' "anima della Cina". Nel bene e nel male.
Il che non significa che "noi" ne veniamo fuori più civili. Anzi, lo vedremo, gli occidentali hanno un ruolo ben definito, con la loro invasione e stupro della Cina: a principi l'Europa parla bene ma nei fatti...

3) A mio avviso si tratta di un pregio, ma per alcuni potrebbe non esserlo. Ovvero, parlo del continuo cambiamento dei punti di vista, da un personaggio all'altro. Non esiste uno sguardo in grado di abbracciare tutto, di dare l'ultima parola. Non esiste un "eroe" che salva tutti. Ci sono "eroi", che fanno di tutto per quello che il destino concede loro.

4) Finito di leggere il romanzo, potreste avere il seguente effetto collaterale: parlare e cantare, modulando con continui "miao miao".





La trama.  

Sun Bing, un maestro indiscusso dell'arte teatrale e popolare dell' Opera dei Gatti, capeggia una rivolta contadina contro i tedeschi che vogliono costruire la ferrovia nel loro distretto, a seguito di un sanguinoso fatto di sangue che ha visto gli europei uccidere delle persone del posto. Affiancano così le rivolte dei Boxer, andando incontro a un amaro destino. Sun Bing viene condannato a morte, secondo il peggiore dei supplizi, e si chiede a suo suocero, un boia di enorme fama adesso ritiratosi in pensione, di portarlo a termine. 

Zhao Jia, questo il nome del boia, era stato onorato dallo stesso Imperatore ed Imperatrice madre di due doni preziosissimi, un seggio di sandalo laccato in rosso e un rosario buddhista, che tiene cari come i propri tesori. Suo figlio Zhao Xiaojia, al contrario, è rimasto nella città di Gaomi, ricoprendo la professione di macellaio. E' quello che la gente chiama comunemente uno scemo, un idiota ritardato, incapace persino di portare a termine i suoi "doveri coniugali". 
Sua moglie dunque, figlia di Sun Bing, essendo giovane e la donna più bella di tutta la zona, ha per amante Qian Ding, il magistrato del distretto. La moglie di Qian Ding discende da una nobile famiglia che s'è distinta nel servizio della Dinastia Qing, ma non potendo avere figli chiude un occhio (più o meno) su questa relazione extraconiugale. Lacerato tra il dovere verso il popolo, l'amore verso Meiniang e l'obbedienza dovuta ai superiori, Qian Ding combatte la propria personale battaglia, tra vittorie e sconfitte. 
Nel frattempo i giorni scorrono e Sun Bing deve essere catturato, Qian Ding ha sempre meno tempo per esitare, e il supplizio attende il proprio tributo di sangue. 
Un sangue versato che sono le lacrime della Cina stessa.



I personaggi.  

La vicenda cresce nella prospettiva e le azioni di cinque personaggi principali: Sun Meiniang, Zhao Jia, Zhao Xiaojia, Qian Ding e Sun Bing.


Una nota particolare la meritano i tedeschi, che sono gli unici a non essere mai un punto di vista da cui guardare la vicenda. E, quando entrano in gioco, finisce sempre in un bagno di sangue. Senza alcuna volontà di comprendere e conoscere le persone del luogo in cui operano, contando sulla compiacenza di funzionari disposti a tutto pur di arricchirsi, anche a tradire la propria gente, non esitano a passare sopra la popolazione, con le loro armi moderne e le loro decisioni perentorie. Mo Yan descrive perfettamente la tragedia della guerra da parte degli umili, del popolo, che la subisce. 
Per il popolo infatti non c'è alcuna possibilità di scelta o reazione. Una volta ottenuta la compiacenza dei magistrati, l'unica strada possibile, per far sentire la propria voce, è prendere le armi e ribellarsi contro le scelte che corrompono la loro terra. Oltre a reagire agli episodi di violenza, è in difesa del fengshui della loro terra (ovvero dell'equilibrio energetico, spirituale, del cielo e della terra) che si ribellano.
L'unica arma, alternativa, è proprio l'opera dei gatti. Ma, come è facile immaginare, non può fare nulla contro i fucili dei tedeschi. E' un'opposizione morale e spirituale, il canto e la danza del popolo, un richiamo atavico, viscerale, per gli abitanti di Gaomi e delle zone del circondario, l'autentica voce degli antenati, il cuore pulsante di una Cina calpestata e distrutta dalla meschinità di coloro che avrebbero dovuto proteggerla. Un teatro di cui Sun Bing diventa un vero protagonista, e non più, solamente, il più bravo dei cantanti e danzatori: diventa, nella vita reale, l'eroe che vola in alto, verso il sole e la gloria eterna.

Uno dei personaggi più particolari è il boia, Zhao Jia, che nella capitale è stato per quarant'anni il grande boia delle esecuzioni, con una fama immacolata, orgoglioso del proprio lavoro, al punto da chiedere all'Imperatrice stessa che ne venisse riconosciuto il valore. I boia infatti, pur ricoprendo un ruolo essenziale per l'equilibrio imperiale, essendo la mano esecutiva contro quelli che si macchiano di crimini gravi, non aveva alcun riconoscimento ufficiale, destinato a non avere neanche una pensione una volta dismesso l'incarico. Un lavoro di estrema precisione, di fermezza fisica e mentale, descritto in un modo magistrale da Mo Yan.
Qui vedete l'immagine di una pantera perché Zhao Xiaojia è "scemo" ma ha una particolarità: riesce a vedere le persone per la loro vera natura. E questa vera natura è animale. Suo padre, ad esempio, è una pantera nera. Sua moglie, un serpente bianco. Per quanto lo possiamo considerare "stupido" (e in quanto tale puerile e spietato9), Xiaojia rappresenta una verità indiscutibile della sapienza tradizionale, qui messa nella bocca di un uomo semplice come lui. Ciò non la rende meno vera. Infatti sarà in grado di fare qualcosa che neanche sua moglie Sun Meiniang, con tutto il suo amore filiale, è capace, ovvero: riconoscere il vero Sun Bing tra due uomini identici.  Xiaojia vede subito quale dei due è forte e grande, un orso, e quale il maiale.

Sun Meiniang, bella e impetuosa, è una eroina femminile a tutto tondo, coraggiosa, ardente e licenziosa. Una donna del popolo, cresciuta con i piedi "non fasciati", che tiene stretto il cuore del magistrato ed è fiera della propria bellezza e ruolo. Una donna non istruita, di carattere, che ha sofferto molto a causa del padre... Tuttavia, quando questi verrà condannato, farà di tutto per aiutarlo, sentendo il richiamo del sangue.

Il magistrato, Qian Ding, è un altro personaggio molto complesso e apprezzabile. E' attraverso di lui che abbiamo uno squarcio della classe "alta", colta, gli intellettuali nelle cui mani riposa il destino di una nazione e la sicurezza dell'Impero. Così almeno dovrebbe essere. Qian Ding non ha il coraggio necessario per opporsi agli ordini dei superiori, eppure riconosce apertamente la propria vigliaccheria, i tentennamenti che hanno fatto aggravare la situazione. Eppure, splendidamente, anche questo sembra opera di un destino e di una mano che conduce, tutti, verso l'epilogo, quando la scena si chiuderà.

Altri grandi attori della scena sono il legame di sangue e quello con la propria terra, che tutti i personaggi sentono in modo prepotente, e onorano. Il sistema degli esami imperiali appare in tutta la sua spietatezza e inutilità, in un'epoca in cui la Cina andava rapidamente contro la "catastrofe", il crollo della dinastia e i cambiamenti che avrebbero travolto  uomini, donne e bambini, e lasciato segni indelebili.

Il linguaggio.  

Lo stile narrativo è, a dir poco, spettacolare (nel vero senso della parola). Nell'intervista che vi abbiamo segnalato a inizio recensione, Mo Yan dice esplicitamente di usare un linguaggio vicino al popolo, non avendo avuto una vera e propria formazione superiore. Sono le storie che ha sentito raccontare, lo spirito di Gaomi che trova forma negli eventi tragici ed eroici del romanzo. La meschinità del popolo cinese viene dipinta senza mezzi termini, così come la brutalità delle torture dei supplizi imperiali, ma è in mezzo a questo mare che si stagliano le figure protagoniste, coi loro alti e bassi, a tutto tondo e dolcissime e a volte amare, detestabili e odiabili al tempo stesso, vive e concrete come solo i personaggi dell'epica possono essere. Ciascuna ha il suo momento, il proprio canto, e le espressioni sono adeguate alla brutalità o raffinatezza del personaggio.
La lingua è viva come un salmone che salta controcorrente. Discorso diretto e discorso indiretto si mescolano spesso, ma senza caos. Si resta impigliati nelle pagine come una rete di magia e incanto. Si potrebbe amare il romanzo anche solo per l'intima conoscenza dell'opera dei gatti, per il modo in cui i protagonisti sono a loro volta personaggi dell'opera, figure di luce danzanti sui ritmi ancestrali delle emozioni e della storia della Cina.





Perché leggere questo romanzo

A parte per il fatto che è un romanzo da leggere, senza mezzi termini.

Riportiamo integralmente la Nota dell'autore:



   Le lunghe descrizioni dei terribili supplizi che si trovano in questo libro hanno lo scopo di far conoscere al lettore le barbarie e gli orrori che si sono verificati nel corso della storia, per risvegliare in lui un cuore compassionevole.
   
Solo chi è dotato di compassione può essere particolarmente sensibile alle manifestazioni del male.
   
Il motivo per cui ho potuto e voluto scrivere un libro del genere è perché nella vita attuale continuano a verificarsi crimini che provocano la nostra indignazione e che perdipiù vengono lodati e premiati.
   
Sono un uomo debole che versa lacrime vedendo un carrettiere che frusta il suo cavallo: ogni violenza, passata e presente, mi turba l'intimo.
   
In questo libro ho trattato i motivi sociali che provocano la violenza, la psicologia malata di chi la pratica e l'apatia di chi vi assiste.
   
Soltanto chi conosce il male può evitarlo: soltanto conoscendo il demone che si nasconde nel cuore umano si può diventare santi.





@ Carla Righetti, Dita d'Inchiostro.


Titolo: Il supplizio del legno di sandalo.
Autore: Mo Yan.
Editore: Einaudi.
Pagine: 507. 
Prezzo: 13,50.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...