domenica 18 novembre 2012

Winter Soldier - Un'analisi del personaggio in vista dell'approdo sul grande schermo (Parte I)


 I fan di Capitan America ormai lo sanno: il 4 aprile 2014 uscirà nelle sale il secondo capitolo della saga cinematografica: “Captain America 2: The Winter Soldier”.

Ma chi è il Winter Soldier (letteralmente: “Soldato d'Inverno”)? Cosa c'entra lui, con Cap? Cosa li lega? Cosa li divide?
Chi legge i fumetti lo sa, ma per tutti gli altri sarà uno spoiler. Si consiglia quindi di procedere con cautela alla lettura di questo (mastodontico) articolo, che per comodità verrà diviso in due parti.

Il Winter Soldier è, sotto molti aspetti, una creatura di Ed Brubaker, sceneggiatore pluripremiato che ha ricevuto ben 4 Eisner Award come Miglior Scrittore proprio per il suo lavoro su Captain America.

Mr Bru approda alla Marvel nel 2005 con la storia “What If Aunt May had died instead of Uncle Ben?”. Da lì passa subito a sceneggiare “Captain America - volume 5”, e porta con sé il Winter Soldier.
Lo stesso Brubaker ammette che (re)introdurre il personaggio del Winter Soldier nella vita e nelle avventure di Captain America è “qualcosa che voleva fare fin da bambino”. Più precisamente il Signor Brubaker dice che: “Ho sempre pensato [fin da ragazzino] che se mai fossi finito a scrivere le sceneggiature per Captain America, avrei reintrodotto quel personaggio.”
Insomma, è proprio il caso di dire che l'avvento del Winter Soldier è un sogno che si avvera! E che avvento!
Agosto 2005.
Fascicolo numero 8 di CA-Volume 5.
Mr Bru ci spiazza già a vignetta 1, pagina 1, facendoci intuire a pelle chi sia il protagonista della storia che ci sta narrando. Vignetta 2, pagina 4, Steve ce lo dice per lui – e reagisce, come reagirebbero i fan. Incredulo, rabbioso – il Winter Soldier non è, non può assolutamente essere... Pagina 16, ultima vignetta. È lui.
Pagina 17.
È lui.
Pagina 22.
Oh mio dio. Oh. Mio.Dio. Steve potrà anche dubitare, struggersi ed sfasciare computer a suon di pugni, ma il lettore sa, lo sa per certo: è davvero lui.
Ma... lui chi, precisamente?
Cercherò di essere precisa e concisa, ma per spiegare chi è il Winter Soldier bisogna fare un passetto indietro, e sbrogliare una matassa di circa 70 anni di fumetto. Premetto, inoltre, che l'universo in cui si svolgono i film è separato da quello dei fumetti, quindi ci saranno delle differenze tra ciò che vi dirò e ciò che sapete, o vedrete, nei film di Cap.
Detto questo, avventuriamoci in questo Character Study. Primo passo, passiamo a svelare ed ad analizzare---



Chi è Bucky

Senza andare a scomodare il fatto che Steve e Bucky si reincarnano assieme fin dai tempi dell'antico Egitto (Cap Vol 1 #38), e che Steve rinuncia in eterno al Paradiso a condizione che vi sia ammesso Bucky (Paradise X) – Bucky è un personaggio cardine nella storia di Cap, sia per quanto riguarda lo sviluppo della trama, sia per quanto riguarda la crescita e la profondità del personaggio di Steve Rogers.
Ovviamente, in oltre settant'anni dalla sua prima apparizione la storia di Bucky è stata rimaneggiata più volte, la più recente delle quali risale al Settembre 2011. Eppure alcuni punti cardine restano fissi, ed è questi che andremo ad analizzare.
Bucky, all'anagrafe “James Buchanan Barnes”, è la spalla storica di Captain America. Secondo l'Essential Handbook of the Marvel Universe vol 3, Bucky è nato e Shelbyville, nell'Indiana, da Winnifred e George. Perde la madre da piccolo, ed è ancora molto giovane quando suo padre muore in un incidente durante una manovra militare. Separato da sua sorella, a Bucky viene “consentito” di continuare a vivere all'interno della base militare di Camp Lehigh, in Virginia. Lo stesso luogo in cui è nato, in cui è morto suo padre... ed in cui si sta lavorando al progetto del “Super Soldato”.
Una cosa che non cambia mai nonostante i vari
rimaneggiamenti.: Bucky è un fanboy di Cap... 
e la cosa a Steve non sempre aggrada. 
Questa vignetta, originariamente di Kirby, è stata
 riproposta più volte nei vari rimaneggiamenti,
senza cambiare posizioni o dialogo. Anzi,
nell'originale di Kirby Steve sorrideva
parrecchio MENO...
Nelle primissime strisce, risalenti al 1941, Bucky è la mascotte del campo... mentre Steve Rogers è un po' il Paperino di turno. Sfortunato, imbranato, impacciato – il suo superiore non lo può sopportare, e per un verso o per l'altro Steve finisce sempre, sempre, in punizione a pelar patate.
Bucky (che inizialmente è un ragazzino, mentre in rifacimenti successivi e solo di poco più giovane di Steve) è quasi il “boss” dell'intero campo. Ha le mani in pasta un po' ovunque, conosce tutti, e può procurare di tutto a chiunque glielo chieda.
Avete bisogno di sigarette?
Calendari?
Alcool?
Allora statene certi: Bucky è l'uomo – pardon – il ragazzino che state cercando. E questo genio della sopravvivenza non può, in tutta coscienza, non prendere il povero, sfigato Rogers sotto la sua ala. Nessuno degli altri soldati capisce – o approva – ma Bucky è una forza della natura. Non deve né chiedere, né lottare per avere ciò che vuole. Semplicemente, si impone. Si trasferisce a vivere con Steve – in un prefabbricato o in una tenda, a seconda delle versioni – e diventa un po' il suo mentore.
Una notte però, Bucky si precipita nella tenda di Steve mentre quest'ultimo si sta cambiando e –OMMIODIO Steve, ma tu sei Cap?! O__O In seguito, Steve ammetterà a mezza bocca che forse si è fatto scoprire di proposito. Forse perché si sentiva solo. Forse perché era diventato pesante sentirsi comparare “al favoloso Cap” da Bucky, e uscirne sempre perdente. Comunque sia, Bucky reagisce come tutti i ragazzini di 12-barra-19-anni cresciuti in un rigido ambiente militare reagirebbero di fronte ad una rivelazione di tale entità.
Ricatta Steve.
Della serie: “O mi fai diventare la tua spalla, o splattello a tutti il tuo segreto.”
Steve non si fa pregare molto (per niente). Anzi, “Captain America: White” ci svela che Steve ha addestrato Bucky personalmente, mentre aspetta l'OK dal governo per fare del ragazzo la sua spalla ufficiale.
E portarlo in Europa.
In guerra
Contro i Nazisti.
… e la gente dice che Robin aveva vita dura a combattere Pinguini e Donne-pianta che generano feromoni sessuali.
Uhm.



Il remake del 2011 però ci dice che la storia di cui sopra è una specie di trovata pubblicitaria diffusa dal governo. James è sì orfano, è sì stato separato dalla sorella, e sì vive a Camp Lehigh come mascotte... ma le similitudini finiscono lì. James non è “solo” una forza della natura, scaltro ed adattabile. James è un combattente incredibile. Talmente incredibile, che il giorno stesso in cui compie sedici anni viene prelevato, spedito in Inghilterra, ed addestrato severamente per un progetto speciale segreto di cui non gli viene detto nulla.
È durante questi mesi di addestramento terribile che James lo vede per la prima volta, in uno di quei filmini di propaganda che il governo distribuisce per sollevare il morale alle truppe: Captain America.
Il fanboy che sta sopito dentro James – fanboy già visto nelle strisce originali di Lee&Kirby– si sveglia. Da quella prima notte, Bucky “non riesce a pensare ad altro che a lui” (Cit.). Sgattaiolando nel buio, Bucky va a vedere il suo eroe al cinema tutte le notti, studia tutte le sue mosse, le sue tattiche. Entra in sintonia con lui a distanza, e questo prova ancora una volta che, sebbene non sia un Mutante, James Buchanan Barnes ha delle qualità straordinarie, sia fisiche che tattiche. Steve Rogers è stato modificato geneticamente per divenire il Super Soldato; ma Bucky? Bucky è probabilmente il Soldato Perfetto, nato sia per le missioni sotto copertura, che per quelle d'assalto.
Al culmine dell'addestramento, Bucky viene scortato a casa da un intero reggimento di soldati – è prezioso, il ragazzo – e riportato a casa a Camp Lehigh. Qui, Bucky viene invitato a dare prova della sua abilità dinanzi ai suoi superiori; ed è alla fine di questa prova che incontra Steve Rogers faccia a faccia per la prima volta.
Non c'è bisogno di presentazioni. Bucky sa. Lo sente. Steve Rogers è Captain America. E Captain America è il suo futuro. Il suo progetto speciale super-segreto è questo: lui è stato addestrato, preparato, CREATO, per essere il partner di Cap. Colui che si sporcherà le mani dove l'icona non può e non deve; colui che dall'ombra guarderà le spalle a questa nuova, fulgida luce di speranza.
Quasi subito, Steve consegna a Bucky la sua uniforme – blu e rossa, i colori della bandiera, gli stessi che indossa anche Cap. Ed è implicito che i due vanno a vivere assieme – altro punto, questo, che la Marvel non cambia mai – insediandosi nella vecchia casa dei Barnes, ormai un guscio polveroso che odora di sigaro e ricordi stantii.
Steve e James passano un po' di tempo a Camp Lehigh – lavorando su quell'affiatamento che gli viene già così naturale ed istintivo – prima di essere inviati in Europa a combattere Hitler. Qui, i nostri eroi si uniscono – o meglio, formano, la prima (mitica!!) squadra di supereroi Marvel.





Da destra: Bucky, Namor, Cap, 
la Torcia Umana (Jim Hammond) e Toro.
Prima degli X-Men, prima degli Avengers, c'erano loro: gli Invaders (si vede che sono di parte? No, perchè, sono di parte. Totalmente e spudoratamente. INVADERS FOREVER!). Captain America, Bucky, la Torcia Umana originale, la sua spalla Toro Raymonds ed il principe di Atlantide Namor costituiscono il nucleo principale di questo gruppo, attorno a cui graviteranno, in puro stile Marvel, altri eroi: Spitfire, Union Jack, la Visione, Miss America e Whizzer, per citarne alcuni. 
Bucky farà anche parte – nei fumetti anni 40 – di altre squadre, provando la sua incredibile attitudine alla vita del supereroe. Assieme a Toro, fonderà gli Young Allies e successivamente i Kid Commandos. Ma non solo: quando gli Invaders si ritorcono contro gli USA a seguito di un lavaggio del cervello, tocca a Bucky riunire un nuovo team di supereroi – la Liberty Legion – e salvare la terra. Anzi, pare che sia stato lui stesso ad uccidere Hitler con le sue mani.
Insomma, il ragazzino è tosto!
Verso la fine della guerra però, nel tardo 1945, il Barone Zemo viene introdotto tra i cattivi del fumetto. Ed è proprio durante una missione contro di lui che Bucky perde la vita.
Inaspettatamente.
Tragicamente.
Orribilmente
Di regola, Steve NON parla di quanto è successo a Bucky – gli ci vorranno quasi 5 anni dopo il suo ritorno, prima di svelare, in Avengers #56, la tragica fine di Bucky. Da quel momento in poi però, la tragedia viene riproposta ai lettori spesso e con dovizia di particolari. Anche qui, ci sono delle piccole divergenze, ma il nucleo centrale dell'accaduto è questo:
Il Barone Zemo ha intenzione di inviare un aereo sperimentale contro l'America – idea, questa, ripresa dal film. Captain America e Bucky fanno di tutto per fermare il lancio, ma nonostante i loro sforzi, l'aereo prende il volo. Rubata una motocicletta, i due si lanciano all'inseguimento e riescono a gettarsi sull'aereo quando è ancora a bassa quota. La loro avventura, però, si conclude in tragedia. Siamo all'ultimo numero della serializzazione di Captain America. La guerra è finita. L'aereo esplode.
Gli eroi muoiono.
Alcune fonti – cioè alcune testate a fumetti Marvel - ci dicono che la morte di Bucky è stata un tragico incidente – era impigliato, e perciò non poteva gettarsi. Altre ci dicono che, dopo aver detto a Steve di saltare, Bucky è rimasto indietro, sacrificandosi nel tentativo di disattivare l'esplosivo. Nella serie animata, Bucky getta Steve giù dall'aereo perché “il Mondo ha bisogno di Captain America più di quanto abbia bisogno di Bucky”, e con un ultimo saluto all'amico e compagno di sempre, Bucky muore davanti ai suoi occhi. 
Avengers VS Invaders” infine, ci svela che Bucky è saltato sull'aereo con l'intento di morire, perché sapeva che la sua sopravvivenza avrebbe nuociuto alla linea temporale.
E se non è eroismo questo...

Steve invece si salva.
Sbalzato o gettato che sia dall'aereo, Steve cade nelle acqua ghiacciate dell'Oceano e rimane intrappolato, in animazione sospesa, entro un blocco di ghiaccio. In qualche modo, sopravvive. Forse è il destino. Forse è il siero del Super Soldato. Il fumetto “Red, White & Blue” ci svela che l'elemento principale che ha decretato la sopravvivenza di Steve non è il fato, la coincidenza, o la scienza.
È Bucky.
Il cui spirito è rimasto con Steve, nel ghiaccio, spronandolo e tenendolo in vita fio al momento in cui gli Avengers lo recuperano,  vent'anni dopo la sua caduta, alla deriva nell'Oceano.
Svegliandosi, la prima, unica, cosa che Steve dice è il nome del suo compagno. La mano tesa, il volto angosciato, Steve si alza di soprassalto, urlando a squarciagola: “BUCKYYYYYYYYYY!!!” e protendendosi nel tentativo disperato di raggiungerlo, di tirarlo giù da quell'aereo, o forse, se RW&B ha ragione, nel tentativo di riportare a sé quello spirito sorridente e sempre-giovane che l'ha tenuto in vita tutto questo tempo.
L'urlo disperato di Cap è un'altra cosa che la Marvel non ha cambiato mai. C'è nei fumetti originali, c'è nei vari remakes, nei flashbacks, nel Man Out of Time, c'è... sempre.
Il “Captain America: Ice” però ci dice che Steve non è stato “svegliato” o decongelato dagli Avengers. Loro si sono limitati a tirarlo a secco. Steve si era svegliato in precedenza. Il suo primo urlo è un urlo disarticolato, di dolore. Steve è, a detta stessa di Namor, colui che l'ha svegliato, un guscio vuoto. Un involucro che si muove – anzi, che combatte, solo per puro istinto. Uno zombie. Peggio – un giocattolo rotto. Ma mentre il suo corpo si muove e si blocca come una marionetta tirata dai fili, la sua mente è incastrata, incentrata su un unico concetto, un'unica cosa che cerca disperatamente di trovare, che cerca di chiedere, ed ecco che, pur mentre si muove senza volontà, dalla bocca di Steve iniziano ad uscire dei suoni incoerenti – un sussurro ripetuto più volte - “Buuh... BUUUUHH...” - che pian piano si evolve, si concretizza in un mormorio strozzato: “Bucky...”.
Ma Bucky è morto, come Namor gli rivela.
E Cap perde di nuovo la parola. Di nuovo, torna a combattere come un automa. Alla fine dello scontro, Steve cade di nuovo in acqua, e da qui segue l'incontro ormai storico con gli Avengers.
OMG. Marvel la smetterai mia di stracciarmi il cuore? 
Ormai ho finito anche quelli di riserva, sai?
Vorrei anche segnalare qui un fumetto, “Cap Lives”, in cui Steve si sveglia non nel nostro mondo ma in un altro. In questo mondo, i Nazisti hanno vinto la guerra, ed il Teschio Rosso è il signore incontrastato degli USA. I supereroi americani quindi non hanno avuto modo di nascere – Peter Parker non è stato morso dal ragno, i Fantastici Quattro non sono stati investiti dai raggi cosmici, Matt Murdock non è mai diventato Daredevil e Stark... Stark lavora per il Teschio.
Interessato a portare dalla sua parte il redivivo Captain America, il Teschio lo lusinga con ogni tipo di promessa... tra cui un harem. Con donne. O. Con ragazzi vestiti da Bucky. Per lui è uguale. Che male c'è?
Si scopre successivamente che in questa realtà è stato Steve a morire nell'esplosione. Bucky gli è sopravvissuto, ed a distanza di vent'anni comanda la resistenza conto il Teschio e le sue schiere. Straziante – STRAZIANTE – il finale, in cui Cap si sacrifica per salvare Bucky. Steve “annega” dentro un macchinario che lo sbalza indietro nel tempo, dentro il ghiaccio, nella nostra realtà.

Non è la fangirl a parlare se dico che Bucky è, e rimarrà sempre un punto chiave nella storia di Cap. Il suo migliore amico, anzi: il suo primo amico. Il suo partner, la sua spalla, la sua responsabilità, colui che lo sosteneva, che gli copriva le spalle, che si sporcava le mani per lui. Il suo rimpianto, la sua tragedia, la sua colpa: è infatti risaputo che Steve Rogers è affetto dalla sindrome di stress post traumatico, causato non dall'essere stato sbalzato fuori dal suo tempo o dal non aver visto la fine della guerra, ma proprio dalla perdita di Bucky. L'argomento meriterebbe un articolo a parte; non abbiamo spazio in questa sede, perciò vi rimando al capitolo 9 del libro “Captain America and the struggle of the superhero” di Robert G. Weiner , intitolato “Settantacinque anni di colpa per la morte di Bucky”.

Come si evince dal titolo del capitolo, Bucky è stato un po' l'ossessione, il punto debole, se non addirittura il lato umano e vulnerabile di Steve per decenni. Steve, che non smetterà mai di sentire la sua mancanza, o di colpevolizzarsi per la sua perdita. Steve, che essendo un'artista, disegna il volto del suo amico un po' ovunque. Che conserva foto e ritagli di giornale (c'è un episodio dell'87 in cui ricordi e foto della sua vecchia vita vengono strappate davanti ai suoi occhi per torturarlo. Povero Steve! Cade in ginocchio in lacrime a fine fumetto! ;0;), e si tortura guardandoli spesso (Tales of Suspence #59).
L'appartamento di Steve è una vera “shrine” dedicata a Bucky, alla guerra e alla sua squadra d'assalto, gli Howling Commandos, ed è piena zeppa di foto e memorabilia vari. Steve ha persino i vestiti di Bucky appesi nell'armadio...!! (e no, non sto scherzando;se non erro, si vede in Avengers #7 del 1964).
Più volte, Steve tenterà persino di andare indietro nel tempo per sventare la morte del suo compagno (“Avengers #56”, dove Steve vuole usare la macchina del tempo del Dott. Destino per salvare Bucky; nonché “Captain America Reborn”, in cui Steve, sbalzato nel passato, fa di tutto per non distruggere la linea temporale. Lascia morire Erskine, sceglie di non prevenire la guerra, di non farla finire in anticipo, etc. Eppure, quando si tratta di salvare Bucky, la linea temporale si becca un bel “vaffa...”. Peccato, o per fortuna, il tentativo di salvataggio non funziona.).
Allucinazione numero 9,999,999. E l'Osservatore disse:
"Diamo a Cap ciò che di Cap".
Ci sono sconosciuti per strada che gli fanno le condoglianze a decenni di distanza (Vol 3, #25), nemici senza scrupoli che usano il ricordo bruciante di Bucky come arma contro di lui (sequele di cloni, allucinazioni, incubi, sosia e robot verranno usati per attirare Cap in trappola, o per torturarlo psicologicamente.). In un episodio, il Teschio crea un'architettura complicatissima, inganna e si serve dei suoi stessi alleati solo per poter dare al suo grande nemico la cosa che più desidera: la possibilità di salvare Bucky Barnes.
Altra occasione in cui il Teschio
usa Bucky contro Steve. Qui il suo fantasma
doveva intrappolare Steve in una dimensione
onirica in cui né Bucky, né Erskine erano
stati uccisi. Ovviamente, il fantasma
onirico ha altri piani e SALVA STEVE.
In tempi più recenti, è addirittura lo SHIELD a sfruttare a loro vantaggio l'attaccamento di Steve per Bucky, facendo sì che il dolore per la perdita di Bucky si trasformi in rabbia e determinazione da usare in battaglia contro un Dio nordico (il che è ATROCE. Quando Steve scopre l'inganno e tira Nick Fury attraverso il muro, io sono lì che lo incito neanche fossi una cheerleader. Ma si può?!)
Insomma: Bucky, la sua vita e la sua morte, sono alcuni tra i principali perni che rendono Steve... beh, Steve (Captain America & The Falcon #6). Molto spesso, infatti, un supereroe decide di divenire tale a seguito di un trauma (vedi: Batman, Spiderman, Ghost Rider... persino IronMan e Hulk potrebbero finire sotto questa categoria). Ed il trauma che ha plasmato Captain America in ciò che è è proprio questo: la perdita di Bucky. (Questo, ovviamente, senza nulla togliere al suo patriottismo innato, la sua forza d'animo, o a traumi quali la morte di sua madre o del Dr. Erskine)
Ma, recuperiamo un attimo tutti i fili della matassa, e torniamo a noi – ricapitolando: Steve e Bucky si incontrano, si alleano, combattono assieme. Bucky muore, Steve non proprio. Steve viene recuperato dai ghiacci, ma il trauma della perdita di Bucky pesa su di lui per settant'anni di fumetto.

E poi arriva Bru.
E Bru disse: “riporterò indietro Bucky”.

Ed ecco arrivare il Winter Soldier.



Continua nella seconda parte.

MGNemesi @ Dita D'Inchiostro.



4 commenti:

  1. Ficthe ç_____ç quanti bellissimi e comici ricordi legati a quel pomeriggio di corso pomeridiano , solo l'IO sa quanto mi manca il mio prof di Filosogia :'(

    Ci sono prof e prof, proprio come dici tu, ma lui li batteva tutti ... il mio primo amore

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aww, mi sa che questo commento non andava qui. Lo passo però alla diretta interessata, promesso! ;)

      Elimina
  2. Complimenti per la precisione del racconto, con tanto di citazioni puntuali. Il rapporto tra Bucky e Cap è una storia lunghissima!

    Premetto che non sono un'appassionata lettrice di comics ma della Marvel ho letto diverse cose (passate dalla Dolce Metà), e devo confessare che Capitan America non è uno dei miei personaggi preferiti. Troppo "American Dream" e perfettino per i miei gusti, troppo "Io sono Capitan America e si fa come dico io", troppe stelle e strisce e sul costume. Ho dei gusti abbastanza particolari, lo so, il mio preferito dell'universo Marvel è il terzo Capitan Marvel, Genis-Vell e, normalmente, i personaggi più famosi mi convincono poco.

    Tornando a Cap, la storia di Bucky è un po' il suo "Zio Ben" personale e la sua morte è stato un po' il momento in cui si è sentito impotente nonostante tutta la sua forza e la sua fama. Forse è stato il momento che l'ha fatto tornare un po' più umano e un po' meno eroe.

    PS detesto i reboot e i rifacimento che mandano a donnine allegre la continuity precedentemente stabilita (ed è uno dei motivi per cui non amo particolarmente i comics).

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    Risposte
    1. Ah, thank you per il bel commento!! :D

      Sì, sì, capisco il tuo punto di vista su Cap, anzi ti dirò: credo che troverai molti consensi! ;) Di solito la gente preferisce Wolverine o IronMan, o anche Ciclope. Cap è troppo... Cap. Sopratutto per noi non-americani (credo di essere un pò una pecora nera in tal senso; prima del film, pochi conoscevano Cap, gli piaceva, o gli piaceva per altri motivi che non fossero le fic slash).
      Io però devo ammettere una cosa: Cap lo prendo in "pacchetto unico" con Bucky, che adoro. *A* Credo di essere fan sfegatata del loro rapporto in primis, e di Cap di riflesso (senza nulla togliere al suo buonismo che, non posso faci niente, è troppo genuino per non piacermi OTL). E' affascinante vedere come umano Cap diventa, quando c'è di mezzo il suo sidekick. Si fa vulnerabile, si fa prendere dai dubbi; reagisce, questo sì, ed è ammirevole. Ma spesso reagisce in maniera esagerata, perchè Bucky è TROPPO importante. E la cosa mi affascina. ♥

      E ti do ragione su tutta la linea coi Reboot!!!! >_< Quello della DC è un trauma continuo. Una bastonata alla nuca un pò tutti i mesi. OTL;; Devo dire che però la Marvel ha gestito la rielaborazione della storia di Bucky in maniera egregia, secondo me - ha cambiato tutto, senza cambiare poi niente. Ha pescato alcune delle cose dette negli anni, le ha rispolevrate e detto: vedete queste, queste sono okay. Le altre (che già erano in contrasto tra di loro a priori, tipo l'età di Bucky, se/quante missioni hanno compiuto, etc.) sono state "spacciate" per una bugia del governo (che ci sta sempre bene... *LOL*). Non è male! Molto meglio che cancellare con un colpo di spugna tutto un Universo, ringiovanire Batman di vent'anni, far sparire un Robin, e far si che ne cambi uno l'anno da quattro anni a questa parte. GRRRRRRRRRRRrrrrrrrrrrrrrrrrrRRRRRRRRRRrrrrrrr...

      Grazie ancora per il bel commento, spero di non averti annoiata con la mega-rispostona! ;0;

      Elimina

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