Mi ritrovo oggi a parlare di un romanzo
che acquistai non solo un anno fa. Di più: lo presi il giorno stesso
che uscì, pronta in pole position in libreria. Dopotutto, lo avevo
aspettato con grande ansia, visto che "1Q84 – Libro
primo e secondo", romanzo di Haruki Murakami, lo avevo
letto febbrilmente, e recensito su questi lidi.
"1Q84 – Parte terza. Ottobre
– dicembre" era il romanzo del semestre, da
parte mia.
Eppure, ci ho messo quasi un anno a
finirlo.
Non me ne pento.
Ho riletto molti capitoli, sono andata
avanti un po' per volta. Non volevo che finisse, e mi sono
lasciata crogiolare dall'attesa, dalla lenta assimilazione, tenendolo
sempre da qualche parte a portata di sguardo.
Temevo che mi deludesse? No.
Temevo di "perderlo"? Sì. Devo
ammettere che la trama, per quanto particolare, non è migliore di
altri romanzi di Murakami. Forse sono di parte perché lo adoro, ma
penso che "Kafka sulla spiaggia" sia in
assoluto il coacervo più potente mai creato dalla sua mente. Eppure,
la storia di Aomame e Tengo, il mito e il rito
della crisalide d'aria intessuta dai little people, le
due lune, la mother e la daughter, sono tutti
binomi che mi hanno lentamente contaminata e in qualche modo
trascinata dentro un mondo dietro altri mondi.
Anzitutto, infatti, "1Q84"
è un'opera metafisica. Murakami ha disteso sul tavolo un
mazzo di arcani maggiori, li ha combinati ed ha presentato al lettore
un edificio enorme di luoghi, dettagli, simboli, che ricorrono
e compongono il ritmo segreto del romanzo. Il fatto che Aomame e
Tengo rincorrano, inconsciamente e inesorabilmente, i destini l'uno
dell'altra, è reso possibile da quello sfaldamento del mondo
"normale", quotidiano, il 1984, e l'entrata di Aomame in un
altro mondo, che lei chiama il 1Q84, e Tengo Il paese dei
gatti (concediamoci il piacere di ricordare una curiosità: ne
"Il profumo del legno di sandalo"
di Mo Yan, che ha soffiato il Premio Nobel per la
letteratura 2012 proprio a Murakami, ha un ruolo essenziale
l'Opera dei gatti. Curiosità del destino...).
L'esistenza di mondi diversi, per strani
e incredibili che siano, è conseguenza della profonda diversità dei
protagonisti e co-protagonisti di Murakami. Anche in un romanzo come
"Norwegian Wood", il meno "peculiare" dei
libri scritti dal nostro autore, la diversità ha il suo peso, una
gravità che porta lontano: che si tratti della morte o di una
situazione mentale fortemente decentrata rispetto al vivere concreto,
i personaggi di Murakami cercano nuove strade, percorrono dimensioni
sotterranee (spesso letteralmente), hanno uno spazio e tempo
tutti loro, e fanno anche incontri strani.
Uno degli aspetti che più ho amato di
"1Q84" è, inoltre, la costruzione e decostruzione di come
si scrive un romanzo, e quasi l'interrogativo che cos'è il
romanzo? Il libro della fragile e misteriosa Fuka-Eri,
infatti, "La crisalide d'aria" (in inglese
suona divinamente: Air Chrysalis), è un romanzo dentro il
romanzo e il motore di tutte le vicende. Con la sua pubblicazione,
coinvolge Tengo e Aomame nella serie di eventi che li porta sempre
più vicini, nonché a una novità bellissima, che avviene in
modo perfettamente logico secondo la logica illogica del 1Q84.
Un romanzo cambia il mondo, un romanzo
crea il mondo. E, come al solito in Murakami, alcuni
interrogativi restano sospesi. Murakami non ha la mania di
razionalizzare e spiegare tutto. Molto viene lasciato nell'implicito,
perché non c'è modo più perfetto di dar vita a un intero mondo che
creare dei principi che non sono a loro volta spiegabili. Sono perché
sono. E in questo la riuscita perfetta del romanzo è davvero
ammirevole. Tanto che, ripeto, anche con pause lunghe nel mezzo era
tutto così nitido, sia stilisticamente che contenutisticamente, che
non c'era bisogno di rileggere il capitolo precedente per andare
avanti con quello nuovo.
Viene dato spazio a un terzo personaggio:
se il respiro del Primo Volume era binario (Aomame-Tengo), adesso
viene lasciato grande spazio anche al detective privato, che lavora
per il Sakikage, sulle tracce di Aomame e Tengo: il signor
Ushikawa.
Se potessi dire qualcosa a Murakami,
direi: "mi hai fatto entrare nella testa uno come Tengo, e non
credo lo dimenticherò mai facilmente". Ushikawa è ambiguo e
repellente, eppure lentamente il lettore viene tirato dentro anche al
suo mondo...
Immagine presa da questo blog spagnolo. |
Lentamente. Un avverbio che
descrive tutto il romanzo. L'azione è ridotta a serie quasi infinite
di piccoli gesti, pensieri, ricordi. Un passo per volta, alla cieca o
volontario, fa avanzare lentamente i personaggi per percorsi
tortuosi, che non hanno un senso vero e proprio – o almeno, ce
l'hanno eccome, perché siamo nel 1Q84 o altrimenti detto Il Paese
dei Gatti, pertanto le regole del gioco sono diverse. Tutto il
romanzo è un elogio dell'attenzione, dell'ardore intimo del
pensiero e del sentimento, ma anche del freddo che penetra nelle
ossa, perché siamo in inverno e l'anno si conclude con Aomame e
Tengo che... Non ve lo dico! Posso solo dire che di sorprese ce ne
sono tante, di cose impreviste in un angolo dell'universo pure, e
Murakami non smette di sognare e regalarci un sogno che dà vita a
mondi dentro la nostra mente.
Per questo lo amiamo.
Un ultimo appunto: i titoli dei capitoli.
Ma quanto possono essere belli e commoventi dei titoli di capitolo?!
Colpo basso, colpo basso!
Se non avete letto questo romanzo, bene:
prendetelo. C'è tutta la vita, di questo e degli altri mondi.
Tweet
Nessun commento:
Posta un commento